Campobasso, 9 febbraio 2020 -L’intervento del presidente della Regione Molise in occasione del Giorno del ricordo.

 

«Nell’Italia post bellica, repubblicana, costituzionale, democratica e antifascista, temi quali la Shoah e l’Olocausto permearono e scossero in profondità le coscienze degli italiani. Ad accrescere l’orrore furono documenti, reperti fotografici e video, lo stesso processo di Norimberga, che attestarono, inequivocabilmente, le atrocità perpetrate in danno del popolo ebraico dai nazisti.

Unanime fu la chiamata in correità del regime fascista, reo di aver emanato leggi razziali e di aver proceduto all’internamento degli italiani di origine ebraica e degli antifascisti.

Questo immane e feroce genocidio fece passare sottotraccia altri avvenimenti nefasti legati al Secondo conflitto mondiale, quasi si trattasse di effetti collaterali fisiologici allo stato di guerra.

Quello che accadde dal 1943 al 1947 agli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è una ignominiosa pagina del passato che si è scelto di nascondere per lunghissimi anni.

I comunisti di Josip Broz, nome di battaglia “Tito”, agirono con la scure sui nostri connazionali di quei territori. Molti, fortunatamente, riuscirono a fuggire o emigrare, perdendo tutto, abbandonando familiari e affetti più cari. Altri furono barbaramente uccisi e gettati all’interno di profonde cavità naturali, le foibe, senza nemmeno la pietà per i loro resti.

Si preferì tacere per questioni di carattere internazionale, per mantenere quell’equilibrio raggiunto e siglato, con non poche difficoltà, attraverso il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, data che è stata scelta, appunto, per la celebrazione del Giorno del ricordo.

Anche la politica italiana ignorò l’accaduto, soprattutto il Pci dell’epoca, cui riusciva difficile, per non dire impossibile, ammettere che certi crimini potessero provenire da parte comunista.

Finanche nei libri di storia, per molti anni, questo terribile evento è stato sottaciuto o marginalizzato.

Quella delle foibe è una tristissima vicenda nazionale per troppo tempo dimenticata e sminuita. Solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, infatti, è stata rimossa la cortina di silenzio che l’ha accompagnata e l’opinione pubblica l’ha sdoganata e collocata nel suo corretto contesto storico.

Con la Legge 92 del 30 marzo 2004, “La Repubblica italiana riconosce il 10 febbraio quale Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Eppure, ancora oggi, purtroppo, taluni preferiscono percorrere la strada della strumentalizzazione anziché quella dell’ammissione di una verità inoppugnabile e incontrovertibile, da riconoscere e condannare senza riserve, scusanti o attenuanti di sorta.

La politicizzazione delle tragedie, la doppia morale, le chiavi di lettura che si tendono a dare per comodità sono del tutto inopportune. Il ricordo di vittime innocenti non ha colori politici o partitici: è un fatto di giustizia, umanità e civiltà».