di Pietro Tonti

Dalla disperazione del commercio, dell’artigianato e della piccola e media impresa in questo momento, il Molise potrebbe passare ad una fase di grande ricchezza, un periodo delicato, in cui la programmazione e la strategia di una visione di un futuro prospero per tutti,  dovrebbe animare chi è oggi nella stanza dei bottoni, delle istituzioni e della politica e invertire il declino a cui assistiamo da anni; di una regione spopolata, privata di giovani e di lavoro e delle principali filiere produttive.

Il denaro e le opportunità sono tante, ma già i primi errori sono in atto, quelli con la stessa logica di sempre, denaro a pioggia senza una strategia univoca, quelli provenienti dal CIS. 220 milioni di euro, progettati in maniera individualistica dai comuni molisani senza la visione di un reale sviluppo sostenibile integrale di una regione, per non costringere ancora alla fuga in massa i nostri  figli e decretare la fine economica di  questa terra.

Dopo il Cis ecco che il Recovery Fund scaricherà da noi altri milioni di euro, parrebbe che siano in via di presentazione numerosi progetti, non esecutivi, troppi come afferma la CGIL per essere finanziati basterebbero pochi ma buoni, quello per esempio di un aquattro corsie Tirreno/Adriatico.

Poi tra qualche settimana il Molise avrà la certificazione di povertà dall’Europa. Rientreremo di nuovo in Obiettivo Uno, e per le imprese si apriranno di nuovo opportunità di investimenti a fondo perduto, sgravi sul personale assunto e altri milioni di euro che confluiranno, qualora si presentino progetti validi nel Molise.

Non escludiamo anche la deroga all’area di crisi complessa vacillante e assolutamente inconcludente nella prima fase, dove solo due aziende su 18 sono state in grado di anticipare il denaro per costruire capannoni  e ampliare la produzione, usufruendo del denaro stanziato dal Governo, ma anche queste due sono state sommerse da una burocrazia ministeriale assolutamente inqualificabile per tempi ed erogazione dei finanziamenti.

Comunque parrebbe che grazie a interlocuzioni ministeriali e alla verteza Gam ancora aperta, l’Area di Crisi  potrebbe trovare ancora sostegno governativo,  ma è nelle ipotesi rosee di continuità di rilancio e la lasciamo per ultima.

Con le grandi opportunità citate, questa regione necessita quindi di una visione globale, di un orientamento necessario a non disperdere le risorse in contentini elettorali. Gli investimenti necessari, lo sappiamo oramai tutti, devono profondersi nella logistica, nelle infrastrutture viarie, nella sanità, nella produttività e nel turismo.

Il messaggio che i sindacati e le associazioni di categoria hanno inviato al presidente Toma ieri l’altro va in questa direzione. Dopo la pandemia che non può durare in eterno, bisognerà ricostruire il Molise economico, non senza dotarlo del necessario per tentare ancora di essere una regione.

Intanto c’è chi è convinto che oramai i tempi siano maturi per un’aggregazione macroregionale, al fine proprio di evitare la dispersione di risorse, farle rientrare in  progetti strategici più ampi e sostenibili, al fine di creare lavoro e benessere generalizzato.