In occasione del Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale, il Presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato:
“Un personaggio americano del secondo novecento piuttosto controverso, Malcolm X, sosteneva che “la storia è la memoria di un popolo, e senza una memoria, l’uomo è ridotto a rango di animale inferiore”.
Quella storia però, che il nostro Cicerone, riteneva dovesse essere sempre illuminata dalla “luce della verità”, per poter ben “testimoniare il passato” e divenire, quindi, universale “maestra di vita”.
Il Consiglio regionale, la massima istituzione democratica e legislativa del Molise, si è da sempre iscritto tra coloro i quali pensano che una civiltà evoluta deve guardarsi da una storia non raccontata, o raccontata male.
Di qui l’impegno profuso nel dare il proprio contributo alla commemorazione di eventi e accadimenti che testimoniassero la volontà di mantenere viva la memoria obbiettiva e completa di un popolo, per costruire un futuro che non ripetesse gli errori del passato.
Oggi, quindi, commemoriamo con forza e convinzione il Giorno del Ricordo per le vittime delle foibe e per gli esuli istriani, fiumani e dalmati, nella speranza di tributare loro,
dopo decenni di ricerca di una storia completa e quanto più possibilmente condivisa e basata su elementi di verità oggettiva, un ricordo rispettoso e compassionevole, che al tempo stesso rifiuti culturalmente e politicamente quelle forme di odio, vendetta, risentimento che spinsero le milizie jugoslave di Tito a porre in essere azioni gravissime di persecuzione ai danni della popolazione italiana residente in quella determinata parte d’Europa nel secondo dopoguerra.
Episodi che, evidentemente, si inquadravano in un più ampio contesto storico, meritevole sicuramente di ulteriore studio e approfondimento collettivo. Sono però convinto
che, come sosteneva Sant’Agostino, “qualsiasi evento storico, per quanto nefasto possa essere, posto su di una via che porta al positivo, ha sempre un significato costruttivo”.
Ed è proprio quello che siamo chiamati a fare come società: trarre insegnamento da quei tragici eventi e improntare l’azione singola e collettiva al rispetto degli altri, alla tolleranza, alla solidarietà.
Tutto questo non mancando, in parallelo, di rifuggire da ogni forma odio politico, razziale, religioso e culturale. Penso sia questo il significato costruttivo che ci hanno lasciato quelle migliaia di nostri sfortunati connazionali italiani, che furono vittime innocenti dell’odio e del risentimento politico tra popoli”.