Interessante articolo di Dario Aquaro sul “Sole 24 Ore” che analizza il peso del fisco a livello regionale mettendo in luce le forti distanze tra le Regioni.

Di seguito riportiamo l’articolo completo

Il fisco locale allenta la pressione sulle famiglie, in tutte le zone d’Italia: ma conserva ancora – in valori assoluti – forti “squilibri” territoriali. Così, se nel 2016 la media nazionale del prelievo è scesa a 1.683 euro, il nucleo familiare standard preso in esame dalla Banca d’Italia si è ritrovato comunque a pagare 1.160 euro in Valle d’Aosta e 2.131 euro in Campania. Le stesse Regioni che risultavano agli antipodi nel 2015 (rispettivamente con 1.302 e 2.416 euro).

Per valutare l’entità del prelievo fiscale, è stata simulata l’applicazione dei principali tributi sulle famiglie residenti nei Comuni capoluogo di provincia, ipotizzando determinate caratteristiche di composizione e capacità contributiva: due genitori lavoratori dipendenti, due figli minorenni a carico, un reddito imponibile complessivo di 44.080 euro, una casa di proprietà di 100 metri quadri e un’automobile utilitaria (Fiat Punto). Sono caratteristiche che hanno un diverso “peso” se questa famiglia vive in Lombardia oppure in Calabria; ma che sono utili all’esercizio di confronto ricavabile dall’indagine di Bankitalia su «Le economie regionali», le cui cifre sono state rielaborate dal Sole 24 Ore.

La comparazione permette di osservare come i divari non si limitino a ricalcare una semplicistica cesura tra Nord e Centro o Sud del Paese (si veda la grafica a lato). Certo, importanti discrepanze si possono rilevare, ad esempio, tra il Friuli Venezia Giulia e il Lazio (1.271 contro 1.892 euro); ma è anche vero che – tra tasse su reddito, consumi, abitazione, servizi e auto – in Piemonte la “nostra” famiglia tipo ha dovuto versare 1.800 euro (+7% rispetto alla media), mentre in Basilicata “soltanto” 1.451 euro (-13,8%).

Sui gradini più bassi (e graditi) della pressione fiscale locale si ritrovano quindi – e forse non a caso – due Regioni a statuto speciale: la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia, dove il prelievo grava rispettivamente per il 2,6% e il 2,9% del reddito disponibile, e il nucleo familiare paga il 31,1% e il 24,5% in meno del valore medio nazionale.

Di contro, sui gradini più alti (e sgraditi) stazionano la Campania e il Lazio, dove il prelievo vale il 4,8% e il 4,3% del reddito della famiglia, che lì deve versare il 26,6% e il 12,4% in più della media. D’altra parte – avverte Bankitalia – in Campania «nel 2016 le aliquote dei principali tributi locali erano più elevate rispetto alla media delle Rso» (regioni a statuto ordinario, Ndr).

Mentre nel Lazio «sono risultate più onerose soprattutto le addizionali regionali e comunali all’Irpef (che insieme incidono per il 2,6% sul reddito familiare, contro il 2,3% delle Rso)». Scendendo – figurativamente – lungo il tracciato delle Regioni con il maggior prelievo, si passa poi attraverso Piemonte, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna e Liguria: tutte con una pressione sopra alla media. Al di sotto, si ritrovano invece Puglia, Umbria, Marche, Toscana, Sardegna, Veneto, Basilicata e Lombardia.

Il calo generale

In confronto al 2015, il prelievo del fisco locale è calato mediamente del 15,1% (da 1.983 a 1.683 euro): fenomeno attribuibile soprattutto all’attenuazione dell’imposta comunale sugli immobili, dopo che la legge di Stabilità 2016 ha cancellato la Tasi sulle abitazioni principali non di pregio. Non solo. La stessa legge di Stabilità ha decretato per il 2016 (e il 2017) la sospensione dell’efficacia delle leggi regionali e delle delibere degli enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle relative addizionali «rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l’anno 2015». Un “blocco” che non si applica alla tassa sui rifiuti e, più in generale, ai Comuni che deliberano il predissesto o il dissesto finanziario, e che però ha consentito perlomeno di frenare la tentazione degli amministratori locali a compensare con altri voci i minori incassi derivanti dalla Tasi (comunque rimborsati ai Comuni dallo Stato).

Al di là del calo medio, e del fatto che la riduzione del prelievo abbia coinvolto tutte le Regioni, anche su questo fronte si notano importanti differenze: se la Liguria ha messo a segno un -22,3% (passando da 2.200 a 1.709 euro), l’Umbria si è “fermata” a un -7,6% (da 1.689 a 1.560 euro). Se la Lombardia ha ridotto la pressione del 21%, la Sicilia l’ha fatto solo dell’8,2 per cento.

Fonte: Sole 24 Ore