Figli assassini: il caso di Doretta Graneris

Dott.ssa Francesca Capozza

Figli che uccidono i genitori per soldi, rancore o per acquisire un senso di libertà vissuto come irraggiungibile.

Vercelli. È il 1975. Doretta Graneris ha appena 18 anni, ma le idee molto chiare ed una determinazione di ferro. Deve compiere un massacro. Il massacro. Insieme al fidanzato Guido Badini (20 anni) ragioniere, e ad un amico (Antonio D’Elia), tra le 20 e le 21  del 13 novembre uccide la madre, il padre, i 2 nonni ed il fratellino di 13 anni. Accompagnano l’amico a casa e vanno a mangiare una pizza. Un piano compiuto con premeditazione, lucidità e indifferenza emotiva.

Il movente, diceva Doretta, la pressante oppressione familiare di cui dichiarava di soffrire, una castrazione per la sua libertà che solo l’eliminazione fisica degli ostacoli riteneva potesse esserne la soluzione. Non è addolorata dinanzi ai giudici ed anzi dichiara : “Li odiavo tutti”.

Sembrava una famiglia come tante che abitava in una villetta come tante. Avvisaglie concrete di un disagio che covava sotto la cenere si manifestanoa partire dal giorno del suo compleanno, quando diventa diciottenne, motivo per cui rifiuta i limiti imposti dalla famiglia (es. l’orario del rientro a casa), dissente, si oppone, contesta, si adira. La famiglia però ipotizza che il cambiamento della figlia sia condizionato dal fidanzato, congettura spesso ricorrente nei genitori che vedono crescere i figli e reclamare la loro libertà. Guido frequenta la casa di Doretta ed i 2 si vogliono sposare. Ma i genitori si oppongono e i 2 scappano trovando alloggio presso uno zio di Guido. Il padre di Doretta, pur di risolvere le difficoltà con la figlia, scende a patti, le acquista i mobili per la cucina e la camera da letto come suo regalo di nozze. Sembra quindi che tutto vada per il meglio: pace fatta e annuncio della data delle nozze. Ma qualcosa a un certo punto va storto, nelle aspettative di Doretta, e il family mass murder deve essere compiuto. Assolda un amico con cui portare a compimento, in 3, il piano. Un piano semplice e spaventosamente razionale. Con una Simca 1300 rubata e 2 pistole acquistate clandestinamente raggiungono la casa dei Graneris. L’atmosfera è serena, sono tutti davanti alla televisione. La strage scatta repentina, inattesa. 17 colpi che sterminano, senza possibilità di difesa, l’intero nucleo famigliare. I 3 killere escono di casa senza toccare nulla e procedono a dare alle fiamme l’auto. A processo gli psichiatri dichiarano perfettamente capaci di intendere e di volere i 2 fidanzati, semi infermo l’amico. Entrambi sono condannati all’ergastolo. Nel corso del processo a Bandini viene attribuito anche l’omicidio di una prostituta uccisa con un’arma da fuoco, delitto compiuto insieme ad amici nel luglio del 1975 per decretare il suo ingresso nel mercato lucroso del crimine.  Per Badini il movente della strage Graneris è ravvisato nella “smodata sete di supremazia”, in Doretta nell’emancipazione libertaria unitamente all’aspetto ereditiero del movente economico,  che spesso caratterizzano il family mass murder. La Cassazione conferma i 2 ergastoli. Nel 1993 Doretta esce in misura alternativa della semilibertà e nel 2000 ottiene la libertà condizionale. Badini finisce di scontare la pena nel 2002.

D.ssa R.Francesca Capozza

Criminologa Psicologa Psicoterapeuta