di Pietro Tonti
Sul social facebook luogo per eccellenza ove il qualunquismo impera e censura, i leoni da tastiera si avventurano in critiche scellerate senza alcun approfondimento su argomenti di vitale importanza per questa regione, così diventa iniqua ogni azione, sia essa istituzionale o politica; privata o imprenditoriale.
Dissacrare appare al pari dello yoga o di una seduta dallo psicologo, il miglior sistema per sentirsi bene, per sfogare i propri istinti primordiali, quello dell’esaltazione dell’Io.
Scudo, cappa e spada degli antichi cavalieri traslati in un monitor, un cellulare e una tastiera. Mentre il mondo intorno ti annienta, non esisti, sei” less than zero”, nel piccolo mondo virtuale, i like, i giudizi ipocriti, di convenienza, senza alcuna esplorazione dei contenuti degli argomenti trattati, appaiono brillanti, importanti, di tendenza.
L’ego si esalta, si diventa cinici e spietati, si annienta l’educazione, l’altro diventa l’oggetto del disprezzo senza ritegno alcuno, come le amicizie da social.
Mi chiedi l’amicizia, ma se mi incontri per strada non so chi sei. Quell’amicizia resta virtuale, asettica solo nel piccolo mondo creato per alienare ulteriormente chi già è alienato.
Sei brutto e non ti si fila nessuno? Sgorbio di natura, sul web sei bellissimo, affascinante con il tuo profilo mutuato da una foto di Brad Pitt.
Sei una “cessa” alla Checco Zalone? Diventi la top model più cliccata del social, fregando una foto ad una modella australiana, alta un metro e ottanta.
La maschera pirandelliana nella sua massima espressione si mitizza su Face book. Così l’ignorante può apparire un profondo letterato con il copia e incolla di frasi celebri per colpire il suo simile in chat, che per fare bella figura carpirà – a sua volta – un concetto simile dallo stesso sito e risponderà alla pari per non fare brutta figura, ma si tradiranno entrambi, nel momento in cui quei verbi utilizzati a “sproposito”, verranno visualizzati da tutti: “L’hanno scorso sono andato al mare in Sardegna; io invece o fatto le vacanze a Palinuro”.
Poi le nonne, a cui i figli regalano il tablet per sollevarli dalla solitudine, comunicano e navigano sui social come ragazzini che bendati giocherebbero a mosca cieca su un’autostrada.
Faccine disgustate, like e la condivisione di fake news. Dove incollano e possono inoltrare, richieste di aiuto inverosimili a chi potrebbe richiedere sangue di tipo “RH positivo per poveri vampiri a digiuno”.
Insomma, il mondo virtuale per tanti, consapevolmente è l’unico su cui possono contare, alienante, frustrante, ma appagante. La realtà, quella della quotidianità, della disoccupazione, della povertà e della mancanza di rapporti interpersonali si esorcizza anche così.