di Pietro Tonti

Un nervo scoperto quello politico a Isernia dei partiti che sul Governo Conte Uno si sono bruciati l’occasione di crescita e hanno iniziato subito dopo a perdere consensi.

Ricorderete quando la Lega in seguito alla forzatura in regione, estromise le due candidate elette Calenda e Romagnuolo, in seguito alla protesta per aver concesso al Coordinatore regionale non eletto Luigi Mazzuto l’ingresso in Giunta.

La bagarre costò al Carroccio la rappresentanza in Consiglio, ma con il Governo Conte Uno, Salvini in quel periodo era il beniamino d’Italia e molti Consiglieri regionali scontenti dei loro partiti, erano in procinto di fare il salto nelle acque sacre del Po, per poi non concretizzare più, dopo che lo stesso leader della Lega decretò la fine dell’esperienza di Governo con il M5S.

Con il Conte Due è iniziata una fase politica diversa, dove la Meloni con Fratelli D’Italia  acquisiva maggiori consensi, mentre la Lega scendeva per giungere ad oggi con il Governo Draghi nella nostra regione ad avere delle percentuali da partito minoritario.

La disfatta della Lega si è letta a Campobasso alle elezioni comunali, ma alle amministrative di Isernia di domenica e lunedì scorso il Carroccio ha dato il peggio in assoluto in termini di percentuali di voto, addirittura inferiore al M5S. la Lega Molise ha racimolato sole 364 preferenze con una percentuale del 2,98%. I grillini 459 voti con una percentuale risibile, ma superiore alla Lega, il 3,76%. In questo caso per i salviniani si apre una nuova stagione, quella delle responsabilità del Coordinatore regionale l’On. Jari Colla e dello stesso ex capogruppo al comune di Isernia Stefano Testa, incapaci di aggregare e fare proseliti. La colpa è sempre di chi vive il partito ai vertici, visto che in tutta Italia la Lega si è fatta rispettare acquisendo addirittura 69 nuovi sindaci, come lo stesso Salvini ha affermato.

La lotta contro il Presidente Toma non ha pagato, l’imposizione di Marone in Giunta  successiva a Mazzuto si rivelò una forzatura che il Presidente fu costretto a bloccare, altrimenti non avrebbe avuto la maggioranza di governo. Un modus operandi che i molisani non hanno gradito. La colpa senza alcun dubbio non è di Toma, ma proprio dei vertici della Lega. In questo momento come richiesto già da tempo dai militanti, c’è bisogno che i molisani si riapproprino del partito, soprattutto del coordinamento regionale e si avvii una nuova era di aggregazione e non di inutili assoli e posizioni blindate che allontanano l’elettorato. La parola al leader massimo Salvini.