di Pietro Tonti
Dov’è finita la solidarietà, quella che il Governo nel Conte uno e due aveva avuto nei confronti delle imprese e dei lavoratori italiani? E il Molise che prospettive possiede oltre al miraggio del PNRR?
Non dimentichiamo i risarcimenti per due anni di blocco totale, chi li ha avuti, chi ha chiuso prima, altri hanno prelevato l’obolo governativo per chiudere con meno debiti.
Possibile che il Governo abbia già dimenticato, messo da parte i fallimenti delle piccole e medie imprese, la disperazione della gente, il lungo stop ai licenziamenti per non mandare a fame le famiglie?
Quella speranza riposta nel tecnocratico Draghi che ha messo tutta la politica in linea, nell’incapacità di un Governo politico di amministrare; partiti che non hanno rispettano più il loro programma elettorale in attesa della fine dell’emergenza che non vede fine e cosa accade? Le benzine alle stelle con esse l’energia elettrica, il gas metano e i beni di consumo che danno il colpo di grazia all’economia generale degli italiani già in gravissime difficoltà.
Si parla di aumenti del 40% rispetto al periodo pre pandemico, cosa che appare un controsenso rispetto al rilancio, ai numeri del Pil decantati in mainstream.
Alla gente del Molise che giace in condizioni disperate per i comparti industriali, commerciali e artigianali, già fortemente penalizzati dal passato di crisi e dal fallimento delle principali filiere, cosa resta da fare se non emigrare all’estero?
Ci lamentiamo della perdita di 11 persone al giorno che fuggono da questa terra, con l’accelerata draconiana di Draghi, che tutti osannano come il messia italiano a reti unificate e all’estero, per le politiche di rilancio e le tanto decantate riforme che piacciono all’Europa, scendendo nella realtà dei singoli individui, qualcuno si sta accorgendo di qualche miglioramento, di qualche passo avanti nel risollevare le sorti di questa nostra realtà?
Un premier attento alle multinazionali e molto meno alla realtà del singolo individuo. La politica, i parlamentari molisani eletti dal popolo sono assopiti nell’immagine di grazia del premier, non riescono a comunicare le esigenze di questa regione, la quale si sta dissolvendo in un contesto di estremo disagio, in cui si sommano vecchie povertà alle nuove emergenti post pandemiche. Sicuramente una riflessione che emerge è la seguente: “non lo hanno fatto prima, per quale motivo oggi i nostri eletti in Parlamento dovrebbero svegliarsi per far comprendere che il Molise è alla deriva e senza l’intervento di una scialuppa di salvataggio governativa, che copra tutti i settori, sarà impossibile restare e farcela?”
Come sperare di far ripartire l’economia dopo due anni di agonia e il colpo di grazia di aumenti incontrollati?
Lo zoccolo duro, quello rappresentato da noi, dalle micro attività, non può ripartire con questi aumenti sconsiderati in un momento storico, il meno appropriato per castrare economicamente le famiglie già disperate, in un Molise interno che avrebbe bisogno di almeno 5 anni di detassazione totale per ripartire.
Tutti concentrati sui fondi del PNRR che per il Molise le istituzioni di ogni ordine e grado, compreso le sigle sindacali unitarie, sono convinte, saranno una panacea risolutiva per i mali endemici della nostra economia. Ne siamo davvero certi, visto l’andamento del mercato, i costi aumentati a dismisura che si possa ripartire?
Qualche dubbio, nonostante la grande enfasi sui fondi europei di rilancio e resilienza in questo momento storico, nasce spontaneo, motivato dalla realtà quotidiana che evidenzia tutt’altro. In primis l’impossibilità a far quadrare i conti, quelli elementari del vivere quotidiano.