E’ il giorno di “ Sciogliam di lode un cantico o popol venafrano … “ ! Trattasi dei primi due versi dell’amatissimo Inno in onore dei Santi Martiri di Venafro Nicandro, Marciano e Daria che dalla serata odierna e sino a notte fonda verrà cantato in coro e più volte da migliaia di venafrani nel corso della solenne processione di rientro in città di immagini e reliquie dei Santi a conclusione delle festività patronali. Un canto che accompagnerà l’affollatissima processione conclusiva e che tantissimi venafrani d’ambo i sessi e di ogni età ameranno intonare in coro nel corso delle numerose fermate della processione che partirà alle h 20,00 dalla Basilica del Santo Patrono, appena dopo la tipica “ammessa” ossia l’asta popolare per portare in spalla i simulacri sacri, per concludersi intorno alla mezzanotte su piazza Castello, da poco denominata piazza Totò. Ed eccoli i versi di tale Inno, scritto -si ricorda- da Raffaele Atella e musicato dal M° Domenico Criscuolo nel 1881 : “ Sciogliam di lode un cantico/ o popol venafrano,/ a’ prodi eroi magninimi/ Nicandro, Marciano / E a lei che di vittoria / la palma riportò;/ e a lei che forte intrepida/ lo sposo pareggiò./ Ben tra gli astri o incliti,/ regnate in sull’Empiro/ ove drizzaste fervidi/ i passi e il desiro./ Deh ! Ci reggete impavidi/ sani di mente e cor,/ di mente e cor,/ finché di Dio la gloria/ per Voi  godrem,/ godremo ancor ! “. Processione ed inno che, come detto, concluderanno la tre giorni di festa e celebrazioni ancora una volta caratterizzata da tantissima partecipazione popolare a ribadire la storica vicinanza dell’intera città all’esempio di fede dei Santi Nicandro, Marciano e Daria, i veri fondatori del Cristianesimo nell’importante provincia di Venaphrum ai tempi dell’antica Roma, esattamente 1.715 anni orsono. A dimostrazione di siffatto apporto popolare, va segnalato il rifacimento con volontaria contribuzione di un gruppo di amici del mega vaso floreale dinanzi alla Basilica, adornato da bellissima pianta di cikas, dopo la casuale rottura del precedente.

 

Tonino Atella