Tubone Liscione–Finocchito, Sabusco ufficializza: “Fondi sbloccati, l’opera si farà”. Ma esplode il fronte critico: “Vantaggi solo per la Puglia, il Molise resta a secco”
di Redazione
Dopo settimane di annunci, indiscrezioni e polemiche, arriva la conferma ufficiale: il “tubone” che collegherà la diga del Liscione al nodo idraulico di Finocchito, in territorio pugliese, sarà realizzato.
A darne comunicazione è il consigliere regionale Massimo Sabusco, delegato al Sistema idrico dal presidente Francesco Roberti, che definisce l’approvazione dei finanziamenti «un risultato storico» per Molise e Puglia.
Ma mentre il fronte governativo festeggia, quello delle opposizioni — e una parte crescente del mondo agricolo molisano — parla apertamente di opera sbilanciata, di “vantaggi unilaterali per la Puglia” e di “assenza di tutele per gli agricoltori del Basso Molise”.
Di seguito, un’analisi approfondita dei fatti, delle cifre e delle criticità sollevate.
I fondi: 164 milioni per l’interconnessione idrica
Dal 1° gennaio 2026, la legge di bilancio stanzierà:
- 41 milioni di euro dal Governo
- 100 milioni dal Fondo Investimenti della Presidenza del Consiglio
- 23 milioni dalla Regione Puglia
per un totale di 164 milioni, destinati al completamento del collettore che dal Liscione raggiungerà Finocchito, a valle della diga di Occhito.
Secondo Sabusco, si tratta di:
«Un’opera attesa da decenni, fondamentale per stabilizzare l’approvvigionamento idrico agricolo e civile nei due territori.»
Il tubone: cosa è e cosa farà davvero
L’intervento prevede la realizzazione di una condotta di grande diametro che non collega il Liscione alla diga di Occhito, come spesso detto, ma al solo nodo di Finocchito, in territorio pugliese.
È proprio questo punto tecnico a generare la principale contestazione.
Punto critico n.1: non è un collegamento Liscione–Occhito
Significa che l’acqua molisana non verrà immagazzinata in un grande invaso (Occhito), ma consegnata direttamente alla rete pugliese.
E questo, secondo i critici, riduce drasticamente la possibilità per il Molise di utilizzarla per scopi irrigui o di accumulo strategico.
Le critiche delle opposizioni: “Molise penalizzato e non tutelato”
La contro-analisi politica e tecnica solleva questioni sostanziali.
- L’opera non esiste ancora nei fatti: solo un preliminare
Secondo la documentazione in possesso delle opposizioni:
- esiste solo un progetto preliminare
- non esiste un progetto definitivo né esecutivo
- il finanziamento sarebbe “indistinto”, cioè non specificamente vincolato al tubone
- l’autorità commissariale è cambiata proprio ora, lasciando un vuoto gestionale
- I benefici sono soprattutto per la Puglia
I 41 milioni principali sono destinati a interventi in territorio pugliese.
Per il Molise, la seconda fase (irrigazione delle piane alte del Basso Molise) «è ancora molto lontana», si denuncia.
- L’acqua non arriverà ai campi del Basso Molise: ecco perché
Tre gli ostacoli principali:
- priorità agli usi civili: in caso di scarsità (d’estate), l’acqua andrà prima alle case della provincia di Foggia
- assenza di vasche di accumulo in Molise sufficienti a garantire stoccaggio
- costi energetici altissimi per il sollevamento dell’acqua: non è chiaro chi li sosterrà
- L’acqua di Occhito è “off limits” per il Molise
Regola storica e non modificata:
il Molise non può usare l’acqua della diga di Occhito, né per uso civile né irriguo.
I pugliesi sì.
Questo rafforza la percezione — denunciata dalle opposizioni — che il Molise sia ridotto a “serbatoio di servizio”.
Domande ancora senza risposta
I consiglieri regionali non allineati al governo sollevano una lunga serie di interrogativi:
- Dove sono le stime dei fabbisogni idrici del Molise?
- Chi decide quanta acqua cedere alla Puglia?
- Quanto incasserà il Molise per questa cessione?
- Chi paga il costo dell’energia per il pompaggio?
- Perché il Consiglio regionale non è stato coinvolto nella programmazione idrica?
- Perché puntare sulle risorse interne anziché su dissalatori, come fanno Paesi mediterranei ad alta pressione idrica (Israele, Emirati, Arabia Saudita)?
Secondo alcuni esperti sentiti informalmente, un impianto di desalinizzazione da 50 milioni basterebbe a soddisfare l’intera agricoltura della Capitanata senza intaccare gli ecosistemi interni.
ANBI: “Un passo avanti necessario per la resilienza climatica”
L’Associazione nazionale consorzi di bonifica (ANBI) applaude invece alla decisione, definendola «storica» e coerente con la necessità di creare reti idriche interconnesse in un contesto di crisi climatica sempre più acuta.
Sabusco: “Ora trasformare i fondi in cantieri reali”
Il delegato regionale ribadisce:
«Senza acqua non c’è agricoltura, non c’è economia e non c’è futuro. Il Molise avrà un ruolo centrale nel sistema idrico del Mezzogiorno».
Il fronte politico: richiesta di audizione e assemblea pubblica
Le opposizioni annunciano:
- richiesta di audizione formale in Consiglio regionale dei soggetti coinvolti
- organizzazione, a gennaio, di una assemblea pubblica per spiegare ai cittadini rischi, costi e conseguenze dell’opera
Durissimo il giudizio su Roberti:
«Il presidente tace, come già fatto per la sanità. Ma il Molise ha diritto di sapere.»
Un’opera strategica o una cessione a perdere?
Al momento il quadro resta sospeso tra:
- l’ottimismo politico della maggioranza
- l’allarme tecnico ed economico della minoranza
- la necessità oggettiva di far fronte alla crisi idrica del Sud
- la mancanza di documenti definitivi e trasparenti
La sensazione è che la discussione sul tubone non sia nemmeno all’inizio.
E che, come spesso accade, l’acqua — la risorsa più preziosa del territorio — stia diventando terreno di scontro politico e sociale, in un Molise già fragile.







