Approvato ieri l’altro in Senato l’atteso Decreto Calabria che interviene sbloccando le assunzioni del personale del servizio sanitario previsto per le regioni in piano di rientro che non abbiano rispettato le previsioni del Piano stesso. Con questo decreto legge, quindi anche il Molise risolverà le criticità dovute alla mancanza di medici che potranno finalmente essere assunti nei vari reparti degli ospedali pubblici, dove si registra una grande carenza di personale o no?

A sollevare dubbi e perplessità che questo Ddl possa risolvere i problemi di personale medico anche nel Molise è l’ex assessore alla sanità del governo Iorio, il Dott.Ulisse Di Giacomo che afferma:

<<Il Senato ha approvato il ddl n. 1315 di conversione in legge del decreto legge n. 35, comunemente conosciuto come Decreto Calabria.
In esso sono contenute norme che riguardano la sanità in Calabria ma anche norme che interessano le altre regioni, come lo sblocco del turnover del personale nelle regioni in piano di rientro e la possibilità di assumere a tempo determinato gli specializzandi del quarto e quinto anno dei corsi post laurea.
Un passo in avanti, certamente, ma molto insufgiciente rispetto all’entusiasmo ingiustificato che si nota in giro.
Infatti il parametro per le nuove assunzioni è rappresentato dalla spesa per il personale fissata al 31/12/2018.
Questo garantisce la sostituzione delle uscite per pensionamento o per dimissioni ma non risolve il vero problema, e cioè la carenza di personale determinatasi prima del 2018.
E non risolve assolutamente le difficoltà legate alla indisponibilità dei medici a rispondere ai bandi della Regione Molise.
Ribadisco la necessità che il governo vari un Decreto Molise, considerata la specificità delle nostre condizioni, che affronti in maniera seria il problema e che preveda, tra l’ altro, anche incentivi economici e di carriera per il personale che accetti di venire a lavorare in Molise, così come già succede per i magistrati e i rappresentanti delle forze dell’ordine che si rendono disponibili a trasferirsi nelle cosiddette “aree disagiate”.
Perché tale è il Molise, altro che isola felice.
E la conferma che questa è la strada da percorrere lo dimostra ciò che si sta decidendo sulla sanità nei discorsi sull’ autonomia differenziata delle regioni.>>

Ecco nel dettaglio cosa prevede il dl Calabria approvato dal Senato. Il Capo I è quello dedicato specificamente alla Regione Calabria: tra le altre cose viene disciplinata una verifica straordinaria sui direttori generali degli enti del Servizio sanitario regionale, prevedendo che il Commissario ad acta (dunque non la Regione) effettui, in termini più abbreviati (ogni 6 mesi), una verifica straordinaria sull’attività dei direttori generali delle strutture sanitarie, anche al fine di accertare se le azioni poste in essere da ciascun direttore generale sono coerenti con gli obiettivi di attuazione del piano di rientro.

In caso di valutazione negativa il Commissario ad acta può provvedere motivatamente, entro quindici giorni dall’avvio del procedimento, a dichiararne l’immediata decadenza dall’incarico, nonché a risolverne il relativo contratto. In caso di valutazione negativa, il Commissario ad acta nomina un Commissario straordinario, previa intesa con la Regione da acquisirsi entro 10 giorni.

In caso di mancata intesa la nomina è effettuata dal Ministero della salute. Entro nove mesi dalla nomina e, successivamente, almeno ogni nove mesi, il Commissario ad acta sottopone a verifica le attività svolte dal Commissario straordinario e in caso di valutazione negativa ne dispone la decadenza immediata, alla relativa sostituzione.

È stata inoltre introdotta l’istituzione di un’Unità di crisi speciale per effettuare ispezioni straordinarie presso le Asl, della regione. Prevista una verifica periodica (comunque non oltre 60 giorni dalla nomina), da parte del Commissario straordinario o del direttore generale dell’attività svolta dai direttori amministrativi e sanitari.

Sempre il Capo primo «ospita» anche la revisione dei tetti di spesa per le assunzioni in tutto il Sistema sanitario nazionale, che non potrà superare il valore della spesa sostenuta nel 2018, o, se superiore, il valore della spesa prevista dalla legge del 2009, con importi però incrementati annualmente, a livello regionale, del 5 per cento del Fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente.

Come anticipato, si interviene sulla disciplina relativa al blocco del turn over stabilito dalla legge 311/2004, sopprimendo il blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale previsto per le regioni in piano di rientro che non abbiano rispettato le previsioni del Piano medesimo.

Poi, si rivedono i criteri di selezione dei direttori generali degli enti del servizio sanitario nazionale. La rosa dei candidati sarà proposta secondo una graduatoria di merito, sulla base dei requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell’incarico da attribuire.

La norma vale solo per le regioni commissariate, dove il governatore sceglierà nell’ambito della graduatoria di merito.

La legge contiene anche, nel Capo II, misure in materia di formazione sanitaria e di medici di medicina generale, prorogando a luglio 2021 l’entrata in vigore del nuovo esame di abilitazione a medicina, ammettendo ai concorsi per ruoli dirigenziali i medici in formazione specialistica nonché i medici veterinari iscritti all’ultimo anno, e dando la possibilità alle Asl di assumere a tempo determinato gli specializzandi, per un periodo non superiore a 12 mesi.

 

Previsti infine interventi per ovviare alla carenza di medicinali, dando facoltà all’Aifa, in caso di emergenze, di bloccare le esportazioni dei farmaci interessati.