di Redazione

La presentazione del Rendiconto Sociale INPS 2024 per la provincia di Campobasso conferma un quadro già noto ma non per questo meno allarmante: la parità di genere in Italia è ancora lontana, e nel Molise le disparità risultano persino amplificate.

Il documento, illustrato a Campobasso alla presenza del Presidente nazionale del CIV INPS Roberto Ghiselli, offre numeri chiari: il tasso di occupazione femminile si ferma al 52,5%, quasi 18 punti percentuali sotto quello maschile, e le donne rappresentano appena il 42,3% delle nuove assunzioni. Lo stipendio medio femminile resta più basso del 20%.
In Molise, e nella provincia di Campobasso in particolare, questi divari si acutizzano, delineando un territorio che fatica ad assicurare alle donne condizioni occupazionali dignitose e continuative.

Il paradosso: più si chiede alle donne di lavorare, meno le famiglie riescono a procreare

L’analisi dei dati non può prescindere da un elemento strutturale spesso ignorato: mentre le politiche nazionali ed europee invocano una maggiore partecipazione delle donne alla vita lavorativa, il sistema sociale continua a scaricare sulle donne la quasi totalità del carico familiare.

Il risultato è un paradosso che incide direttamente sul crollo demografico:

  • le donne lavorano più degli uomini se si somma lavoro professionale e lavoro di cura;
  • il welfare familiare in Italia dipende ancora dalle donne;
  • la maternità diventa incompatibile con le condizioni economiche e organizzative attuali.

Con costi della vita sempre più elevati, mancanza di servizi per l’infanzia e carenza di flessibilità lavorativa, molte famiglie rinunciano – o rimandano all’infinito – la possibilità di avere figli.
Il Molise, già fragile dal punto di vista demografico, ne paga le conseguenze più duramente.

Un tessuto imprenditoriale femminile vitale ma concentrato in settori fragili

In questo contesto, sorprende il dinamismo delle imprese femminili.
Come sottolineato da Irene Tartaglia, direttrice di Confcommercio Molise e componente del Comitato provinciale INPS:

«L’imprenditoria femminile è un motore fondamentale per i micro e piccoli esercizi del territorio».

I numeri lo confermano: nella sola provincia di Campobasso operano 6.625 imprese femminili, contribuendo a un tasso di femminilizzazione del 27,2%, il più alto d’Italia.

Tuttavia, la maggior parte di queste realtà opera in settori a bassa marginalità, spesso con scarso supporto creditizio e senza strumenti adeguati di modernizzazione interna. Non basta aumentare le imprese rosa: serve consolidarle, renderle competitive, sviluppare competenze manageriali e digitali, garantire accesso al credito e welfare aziendale.

Dumping contrattuale e concorrenza sleale: la denuncia di Confcommercio

Tartaglia ha evidenziato anche un’altra criticità strutturale del mercato del lavoro molisano:

«Serve una concorrenza leale. Bisogna garantire l’applicazione dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative, per contrastare il dumping contrattuale che penalizza soprattutto le lavoratrici».

Molte donne, soprattutto nelle aree interne, finiscono infatti intrappolate in contratti sottopagati, part–time involontari, lavori poveri privi di tutele.

Il nodo dell’accesso ai servizi finanziari

Nel Sud, 24 donne su 100 non possiedono nemmeno un conto corrente.
Un dato che evidenzia un ritardo culturale e infrastrutturale che si riflette sull’autonomia economica femminile.

Il problema vero: non basta il lavoro se non cambia il sistema sociale

L’INPS definisce il rendiconto uno “strumento di responsabilità pubblica”, ma i dati mostrano che la questione non riguarda solo economia e lavoro: è un problema sociale, culturale e familiare.

Finché:

  • le donne continueranno a lavorare “due volte” (professionale + cura familiare);
  • i servizi per l’infanzia resteranno insufficienti;
  • i salari femminili non cresceranno;
  • la maternità verrà percepita come un ostacolo, non come un diritto…

allora la parità di genere resterà un principio astratto. E la natalità continuerà a precipitare.

Verso un nuovo modello di parità: non una battaglia femminile, ma una sfida strutturale

La Strategia nazionale per la parità di genere 2021–2026 è un passo avanti, ma – come sottolinea Tartaglia – non basta:

«La vera sfida è trasformare il diritto formale in diritto sostanziale. La parità di genere non è una battaglia femminile: è una leva di crescita e un indicatore della maturità democratica del Paese».

Un territorio come il Molise, già indebolito da spopolamento e crisi produttiva, non può permettersi di lasciare indietro metà della sua popolazione attiva.
La questione femminile non è dunque un capitolo della politica sociale: è una questione economica, strategica, demografica.

E riguarda tutti: istituzioni, imprese, scuole, famiglie e comunità.