In riferimento agli articoli pubblicati dal direttore Pietro Tonti datato 26 giugno dal titolo:

Isernia – “Mio figlio non è un mostro!” La mamma di un bambino iperattivo, lancia appello alle istituzioni.  E del 27 giugno dal titolo:

Isernia – Caso bambino iperattivo: Nessuna responsabilità al gruppo scout e ai gestori dei campus estivi.

Interviene l’Associazione Agesci Isernia 1 (Scout) che replica alle affermazioni di una mamma che aveva tirato in ballo responsabilità degli Scout di Isernia nella gestione del suo bambino “iperattivo” affidato alla loro associazione.

Concediamo volentieri il diritto di replica all’Associazione Agesci 1 Isernia (Scout), sempre nel rispetto della verità e delle opinioni da qualunque fonte esse giungano, ci rendiamo come sempre disponibili a riportarle. Come nel caso della mamma che affermava la sua verità e la sua opinione, anche nella discolpa, riportiamo senza limitazioni le verità e le opinioni fornite dai dirigenti Agesci.

Riceviamo e pubblichiamo.

I sottoscritti Viespoli Achille e Di Vitto Maria Rosaria in qualità di capi gruppo  dell’AGESCI Isernia 1, espongono di seguito le osservazioni della Comunità Capi riguardo i due articoli  apparsi su Molise Protagonista, rispettivamente in data 26.06 “Mio figlio non è un mostro”e  in data 27.06 “caso bambino iperattivo”

In merito al primo, ci teniamo a precisare che il bambino citato nell’articolo  è stato con noi per 3 mesi e non per uno, come riportato nell’articolo. Siamo invece d’accordo nel rilevare che il mondo adulto Isernino preferisce declinare ad altri le proprie responsabilità.

La validità del nostro metodo educativo è stata riconosciuta da diversi psicologi e psicoterapeuti di cui ci avvaliamo da sempre in situazioni del genere. Gli adulti che operano nell’associazione sono volontari, certo non tutti sono specializzati nel trattamento di casi così particolari, ma per essere riconosciuti capi dell’AGESCI si effettua un percorso formativo Nazionale che dura ben 5 anni.

Tutti i genitori che iscrivono i loro figli all’associazione, sanno che chiediamo una collaborazione molto stretta, visto il nostro ruolo di supporto nell’educazione dei bambini, ragazzi e giovani. Nel momento in cui accogliamo ragazzi con difficoltà, chiediamo una collaborazione ancora maggiore alle famiglie, un loro coinvolgimento diretto e assiduo come viene richiesto anche dalle strutture più specializzate, prerogativa che viene riportata anche nel secondo articolo dal Direttore.

Nel caso di cui parliamo, durante la fase di accoglienza del bambino ci siamo relazionati, in presenza della madre, con gli esperti che seguono il bambino e insieme abbiamo delineato un percorso comune. Purtroppo, dopo un primo momento di collaborazione, l’apporto della famiglia è venuto sempre meno, tanto che siamo stati costretti a richiamarli all’impegno preso nei nostri confronti poiché, in diverse situazioni, il controllo del ragazzo ci sfuggiva ed era pericoloso sia per la sua incolumità, sia per quella degli altri ragazzi.

Le prime persone responsabili dell’educazione dei figli sono i genitori, mentre la scuola, le associazioni, le attività sportive o altro, possono essere da supporto all’educazione genitoriale ma non possono sostituirsi ad essa.

Inoltre il nostro sistema educativo si base su un sistema di autoeducazione del ragazzo e non su un rapporto di imposizione autoritario e questo in palese contrapposizione a quanto richiedeva la madre: “Quando mio figlio non si comporta male,  basta che voi mi facciate una telefonata, io lo sgrido e lui si calma.”. Chiaramente dietro questa affermazione e dopo diversi incontri con la stessa,   abbiamo fatto presente  che era in completa contrapposizione con il nostro metodo educativo, negando quindi la sua disponibilità a partecipare fisicamente alle nostre attività, secondo come gli veniva richiesto. Con nostro grande senso di impotenza, non abbiamo più potuto seguire il bambino, che richiedeva altro anziché una, “Chiamata all’ordine”.

In disaccordo con quanto espresso nel secondo articolo, invece, non abbiamo ritenuto opportuno rifiutare l’iscrizione del bambino poiché, oltre alla dimensione educativa, seguiamo fermamente la nostra scelta cristiana di aiuto al prossimo. Inoltre, in quasi 50 anni di attività, abbiamo avuto esperienze simili e le abbiamo ancora, con risultati decisamente migliori ottenuti grazie al supporto di specialisti ma soprattutto della famiglia.

Riteniamo che sarebbe opportuno verificare prima, e non dopo la pubblicazione della notizia, le informazioni fornite, ci rendiamo disponibili ad un confronto e una ripresa del rapporto con la signora per il bene del bambino, sempre nel rispetto delle regole del metodo scout.

Vorremmo concludere questa nostra, dicendo che concordiamo nel denunciare la mancanza di strutture nella nostra realtà ma, comunque, al centro della questione, deve esserci l’aiuto ed il sostegno del bambino e noi, per quel che possiamo, nonostante tutto, saremo sempre pronti ad accoglierlo.

Fraterni saluti

AGESCI  Isernia 1

I Capi Gruppo

DI Vitto Maria Rosaria      Viespoli Achille