Il Molise non ha il tempo di aspettare la risoluzione dei problemi interni a Giunta e maggioranza. Non hanno tempo neanche i molisani alle prese con gli stessi problemi di sette fa.
Non possiamo attendere malumori e mal di pancia, non possiamo attendere una lotta fratricida interna a una coalizione rabberciata con il solo scopo di vincere le elezioni. In questo momento la macchina amministrativa è ferma, noi non sapremmo neanche a chi rivolgere le nostre interrogazioni e gli altri nostri atti, come cittadini e sindacati non hanno un interlocutore a cui rivolgersi. C’è chi ancora oggi dice che la maggioranza è granitica, che andava fatto un naturale tagliando. Sono bugie: sono in corso giochi di forza per gli incarichi in Regione e in prospettiva dei prossimi appuntamenti elettorali. La verità è che le coalizioni allargate non riescono a fare sintesi e non garantiscono stabilità.
Intanto l’attività amministrativa è ferma: ci sono 12 pagine di Odg e 46 atti ancora da affrontare solo considerando i temi iscritti in agenda. Manca una vision, una visione di futuro per il Molise. In sette mesi non è stato trovato un solo posto di lavoro, è stato solo presentato un Bando come un’occasione per tanti cittadini senza lavoro, ma scritto con i piedi al punto da essere sospeso. Inoltre non sono stati affrontati i temi ambientali, quelli legati al dissesto idrogeologico, quello delle Partecipate.
Cosa vogliamo, fare ad esempio, per il trasporto locale ed extraurbano? Come intervenire sulla mobilità su ferro, ad esempio? Domande senza risposta. Facciamo altri esempi. Toma ha detto che c’è un milione di euro per l’inquinamento della Piana di Venafro ma non se ne ha traccia. Silenzio anche sul processo di riforma dei Consorzi di Bonifica, i motori dell’agricoltura regionale intorno ai quali ruotano le attività di circa 30.000 molisani. E poi ci sono Molise Acque, ente fondamentale ma senza governance, e l’Egam, l’istituto che dovrebbe riformare la gestione dell’acqua in regione. Oppure la sceneggiata dell’inaugurazione dell’acquedotto Molise Centrale che ancora non entra in funzione.
E il Turismo. In agenda ci sono interrogazioni M5S che disegnano la rinascita delle principali stazioni sciistiche, ma siamo a gennaio e Giunta e maggioranza non ne vogliono neanche parlare. Del resto è sull’intero comparto che l’esecutivo sta fallendo. L’assessore Cotugno aveva annunciato, in Consiglio e fuori, che il Piano Strategico sarebbe stato pronto entro il 2019, poi è sbucata la delibera che assegna la redazione del Piano a una società in house che non si occupa di turismo ma che riceverà 1,3 milioni euro e avrà due anni e mezzo di tempo per finire il lavoro. Un lavoro che in Piemonte è costato 120.000 euro, nel Lazio 75.000, in Abruzzo 66.000.
Il MoVimento 5 Stelle, invece, ha proposto atti concreti per rilanciare il settore turistico e creare occupazione. Lo abbiamo fatto tramite la mozione che riattiva i corsi per le professioni turistiche ferme da 12 anni ad esempio. Basterebbero circa 20.000 euro per partire, ma il Governo latita, al massimo prova a prendersi meriti che non ha. I 20 milioni di fondi europei recuperati, infatti, sono un impegno rispettato dal Ministro per il Sud, Barbara Lezzi e non dalla Regione.
E che dire dei fondi per il sisma in basso Molise? Toma ha voluto essere commissario in 5 mesi non ha mai detto una parola sul tema, intanto oltre 500 cittadini ancora attendono i contributi per l’autonoma sistemazione già arrivati in Regione ma fermi. Fermi come lo sviluppo.
La Giunta ha parlato sempre di Zes, zone economiche speciali utili a rilanciare l’economia locale e un progetto incentrato sul ruolo del porto di Termoli. Ma, forse, nessuno tra Giunta e maggioranza conosce le attuali condizioni del porto. L’infrastruttura più strategica del Molise è in parte interdetta, in parte sotto sequestro e in alcune zone manca dei requisiti minimi di sicurezza. Lo abbiamo denunciato a luglio, ma nessuno ha mosso un dito. I costi della politica sono un altro tema ignorato. Continuiamo a pagare più soldi per le Comunità montane in liquidazione, più soldi per il Consiglio per colpa delle surroghe, più soldi per la struttura regionale dato che la figura del Sottosegretario che avevano spacciato per gratuita, ha invece dei costi. La segreteria di Giunta solo da maggio a dicembre è costata 846.000 euro.
In tutto questo, come detto, Toma litiga con Giunta e maggioranza. Non è una sorpresa, certo. Le fratture sono evidenti da mesi. Impossibile dimenticare il tentativo del governatore di modificare lo Statuto, prorogando la vita dell’Ufficio di presidenza. Una proposta che è stato costretto prima a modificare, poi ha rischiato di abbandonare, infine ha ‘patteggiato’ un rimando alla prossima legislatura. In quel caso è venuta fuori la sua debolezza, la sua assenza di leadership. D’altronde non dimentichiamo che come candidato governatore è stato forse la quarta scelta del centrodestra. Nonostante i proclami la verità è una: se vieni eletto con una coalizione formata da 9-10 liste, per giunta composte da persone saltate da centrosinistra a centrodestra, l’ingovernabilità è una conseguenza scontata. Questo dovrebbe essere un monito per tutti i livelli istituzionali: le grandi coalizioni piene di transfughi sono un progetto fallimentare.
Nei prossimi giorni ci diranno che va tutto bene, che è tutto apposto, che sono uniti e compatti. Non è vero: hanno già fallito.