di Pietro Tonti

Quale destino infame per i nati in pieno conflitto mondiale, a cavallo tra gli anni 30 e 40 del novecento. I sacrifici del dopoguerra, l’emigrazione, poi il ritorno negli anni 80/90 in una regione avara, ma sempre il natio borgo selvaggio leopardiano a cui strappati dalla necessità e dalla fame, quella vera, erano fuggiti, con la speranza di far ritorno in quei comuni. Mai sopito  quel desiderio di coccolare i nipoti e vivere gli ultimi decenni della propria esistenza con quel minimo di tranquillità che dovrebbe essere una regola e non una conquista per le persone.

Poi il destino sempre più crudele, in un disegno demoniaco, incurante dei sacrifici e delle sofferenze di una vita, li pone alla gogna estrema del corona virus, costringe i nostri anziani ad una morte tremenda, lontano dagli affetti, dall’ultimo saluto in un reparto di malattie infettive del Cardarelli, strozzati dal virus; come due mani poste al collo che stringono fino a far esalare l’ultimo respiro.

Decine oramai gli anziani che in questa regione degli affetti, ci stanno lasciando. Assurdo il cinismo che spesso registriamo sui social di quelli che affermano: “tanto erano vecchi sarebbero morti comunque”. Ed ancora inaccettabile l’attesa di noi giornalisti che aspettiamo il conteggio dei periti in questa guerra silente, giorno per giorno, paese per paese. Non sono numeri, sono persone, amici, menti, cuore, sentimenti che ci lasciano e mai più rivedremo.

La nostra è la corsa all’informazione quotidiana, certamente non ci lascia indifferenti, ma vorremmo che si arginasse questo fenomeno distruttivo, non è giusto che muoiano così tra atroci sofferenze, soffocati i nostri genitori, i nostri nonni.

D’altro canto ci chiediamo si poteva evitare? Cosa non si è fatto per giungere a tanto e, pur si sapeva che la fascia più a rischio era quella degli anziani già dal marzo scorso. Per quale motivo siamo giunti a questo punto? Le RSA contano i morti con le cooperative socio assistenziali. Quel bollettino di guerra quotidiano annuncia le dipartite, scandendo l’età e il luogo. Chi doveva provvedere alla sicurezza di queste persone? Per quale motivo si è  ritenuto nei mesi passati che tutto era nella norma e oggi assistiamo alla catastrofe di decessi in ogni comune, in quei letti della disperazione, senza nemmeno la possibilità di morire nel conforto dei parenti nella propria abitazione? Chi pagherà per tutto questo?