Dalla memoria della Shoah al conflitto israelo-palestinese: il peso della storia e il rischio dell’oblio

di Pietro Tonti

La Shoah ha rappresentato una delle più atroci tragedie della storia umana. Milioni di ebrei furono sterminati nei campi di concentramento nazisti, vittime di una macchina di annientamento che negava la loro dignità, il loro diritto alla vita, la loro stessa esistenza.
Per decenni, il monito “Mai più” è stato il filo conduttore della memoria collettiva, il pilastro di un impegno universale contro ogni forma di persecuzione, discriminazione e genocidio.

Oggi, a distanza di oltre ottant’anni, la memoria di quella tragedia viene spesso evocata in relazione al conflitto israelo-palestinese. Non pochi osservatori internazionali, intellettuali e attivisti per i diritti umani sottolineano un doloroso paradosso: il popolo che ha conosciuto lo sterminio, l’esilio e l’umiliazione sembra infliggere oggi al popolo palestinese condizioni di vita segnate da violenza, esclusione e privazione dei diritti fondamentali.

Il paradosso della memoria

Naturalmente, la situazione è complessa e non riducibile a un’equazione semplicistica. Israele rivendica il diritto alla sicurezza e alla difesa del proprio popolo in una regione segnata da conflitti e minacce. Tuttavia, le immagini di bombardamenti, blocchi umanitari, espulsioni e demolizioni di case palestinesi alimentano un dibattito etico di portata globale.
Come può un Paese nato anche dalla memoria della Shoah rischiare di perpetuare su altri popoli dinamiche di sopraffazione?

Il peso della politica e il silenzio della coscienza

La politica israeliana è spesso divisa: da un lato c’è chi sostiene la necessità di difesa, dall’altro chi invoca soluzioni di convivenza e pace. Ma intanto, sul terreno, le vittime civili palestinesi aumentano, i campi profughi si moltiplicano e l’odio reciproco cresce.
In questo contesto, appare quasi inevitabile porsi una domanda scomoda: la memoria della Shoah, che dovrebbe rappresentare un argine contro ogni forma di violenza disumana, rischia oggi di essere tradita dalla realtà dei fatti?

Una riflessione universale

Più che un’accusa, è un richiamo: ricordare la Shoah significa assumersi la responsabilità di evitare che tragedie simili, seppur in contesti diversi, si ripetano. Non si tratta di paragonare eventi storici differenti, ma di ribadire un principio universale: nessun popolo, mai, dovrebbe infliggere ad altri ciò che ha subito sulla propria pelle.

La lezione della storia non appartiene solo agli ebrei, né solo ai palestinesi. È patrimonio dell’umanità intera.
Ed è proprio per questo che la voce della memoria dovrebbe risuonare ancora più forte laddove la sofferenza continua a colpire innocenti.