di Luigi Fantini

Tra gli incontri che nel corso della vita una persona possa desiderare, quello con il Santo Padre è sempre stato per me un sogno ricorrente, con l’augurio che un giorno potesse giungere a compimento. E quel sogno è diventato un segno, che è giunto non senza attesa ma che, alla fine, è giunto per davvero. Si, perché, in tanti anni di pastorale giovanile e delle numerose esperienze vissute, le Giornate mondiali della Gioventù hanno rappresentato l’occasione di vedere realizzare quel sogno: sfiorarlo senza, tuttavia, riuscirci. Ma ciò che conta sono la fiducia e la perseveranza, poiché le gare si vincono a tappe mentre il traguardo della vetta esige costanza e determinazione, desiderio alimentato e passione sempre ardente. E così, ciascuna occasione profilatasi, è divenuta un passo in avanti, con l’incontro che si è reso manifesto. Ed è stato bello e arricchente, di una luce così tersa e delicata, che non è stata una folgorazione ma una soave trasfigurazione del sogno che si è fatto segno: a tu per tu con il Successore del Cristo, col Pietro su cui Cristo ha fondato la sua chiesa e a cui ha dato il potere di “legare” e di “sciogliere” sulla terra, cosicché, ciò che il Vescovo di Roma – ispirato da Dio – vincola e autorizza agli uomini in questa vita, sia altresì vincolato e autorizzato per le anime del cielo. Proprio con questi intenti ho partecipato all’udienza del mercoledì, predisponendo il cuore e la mente ad accogliere con piena consapevolezza i pensieri, i suggerimenti e gli insegnamenti di Papa Francesco che – pur con voce sofferta – non ha lesinato parole chiare e decise per il digiuno dal male, la rinuncia alla guerra, l’uniformarsi al vero e tendere la mano ai più poveri: capisaldi della “buona novella” annunciata dal Figlio che – certamente – se messi in pratica, divengono nodi sciolti in questo mondo e passaporto per la vita eterna. E così sia!