di Pietro Tonti

E’ una settimana di grande apprensione anche nel Molise.

Il Virus è tra noi e continua a registrare positività, un fatto inconfutabile a cui la mente non riesce ad abituarsi all’idea che dobbiamo vivere ancora per chissà quanto tempo tra restrizioni e distanziamento.

La positività non è malattia questo oramai dovrebbe essere chiaro a tutti, ma potrebbe essere un veicolo di contagio nel momento in cui si contrae il coronavirus, anche se la maggioranza dei contagiati è asintomatico, nel Molise la nostra popolazione essendo di media composta da ultra sessantenni, la soglia di attenzione deve essere massima, per evitare che gli anziani con altre patologie in corso possano aggravarsi contraendo il virus.

Si sta tentando di arginare un nuovo lock down totale, ma se le cifre di settimana in settimana continueranno a raddoppiarsi, potremmo giungere al coprifuoco entro le ore 22:00; alla chiusura degli esercizi commerciali e alle file ai supermercati contingentate come nella prima ondata del virus.

Il Governo demanda le decisioni alle regioni e ai comuni, dettando le linee guida attraverso l DPCM che si inaspriranno di settimana in settimana. La confusione regna sovrana, ci sono comunque delle difficoltà oggettive a fare accettare a tutti il momento drammatico e il concetto che bisogna usare la mascherina e mantenere il distanziamento.

L’indecisione è dettata dalle scuole di pensiero spesso contrapposte dei virologi, o spacciati per tali nelle emittenti nazionali che spesso entrano in contrasto tra loro generando il caos; tra chi sdrammatizza affermando che oramai il covid 19 non ammazza più tanta gente e chi invece rafforza l’idea che la pandemia può invece tornare ai livelli di marzo e aprile uccidendo in numero anche superiore le persone deboli.

Il Dott. Ulisse di Giacomo, ritornato nel Molise nelle corsie d’ospedale per offrire il suo prezioso contributo in un momento drammatico per la sanità pubblica, attraverso un  post sul suo profilo facebook offre uno spunto di riflessione importante ed estremamente condivisibile.

Di Giacomo  afferma: <<Il numero dei positivi trovati quotidianamente va di pari passo con il numero dei tamponi processati, e il numero dei casi che esitano in Terapia Intensiva è proporzionale ai positivi trovati, sintomatici o asintomatici che siano.

Il problema quindi non sono i positivi che si riscontrano ogni giorno, ma quanti posti letto  in terapia intensiva vengono giornalmente occupati da quelli che si complicano.

Al momento su circa 7.000 posti letto di terapia intensiva,  quelli occupati dai pazienti Covid positivi sono circa 800, ben lontani dai 5.000 di marzo/aprile scorsi.

L’ obiettivo chiaramente non deve essere quello di non raggiungere quella cifra, ma di mantenere il numero dei posti letto  di terapia intensiva  occupati dai Covid positivi quanto più basso possibile, in modo da riservare gli altri posti e buona parte del personale alle altre patologie complicate (cardiopatie, cerebropatie, neoplasie, traumi), cosa che non siamo riusciti a fare nella prima ondata.

Nel mentre, tra qualche mese dovrebbe essere disponibile un vaccino.

Questa è la vera sfida che abbiamo di fronte.

Ce la possiamo fare, ce la dobbiamo fare>>.