di Pietro Tonti
Ieri a Campobasso, nella seduta del Consiglio regionale si è affrontato l’argomento, con promesse di intervento, ma senza poter appurare se ci sono i margini reali affinchè la facoltà di infermieristica possa di nuovo essere presente a Isernia, come sede di studi per i circa 400 studenti che richiede come massima capienza la facoltà di Infermieristica.
La chiusura della facoltà rappresenterebbe un danno irreparabile all’economia della città e alla stessa sopravvoivenza di decine di piccole attività economiche che ancora resistono e sopravvivono, nonostante tasse elevate, bollette esasperanti e scarsi introiti per giustificare il possesso della partita iva.
C’è bisogno di certezze e non di promesse questo è certo, ma solo di promesse ancora si parla.
Ha illustrato l’atto di indirizzo in Consiglio ieri, il Consigliere Manzo, sono intervenuti per esprimere la loro posizione i Consiglieri Fanelli, Nola, Iorio, Cefaratti e Romagnuolo, il Sottosegretario Di Baggio e il Presidente della Giunta Toma.
La mozione è stata approvata all’unanimità.
Con il provvedimento assunto il Consiglio ricorda che l’Università di Roma “La Sapienza” ha attivato da tempo il Corso di Laurea in “Scienze Infermieristica” con sede ad Isernia. Corso reso operativo con protocollo d’intesa stilato nel 2004 e prorogato nel 2013, tra Regione Molise, Università “La Sapienza” e l’IRCCS Neuromed di Pozzilli. Allo stato – si legge nel testo votato- non risulterebbe essere stato concluso un nuovo protocollo d’intesa con l’Università di Roma “La Sapienza” che richieda l’attivazione di altri corsi di Laurea, né risulterebbe prorogata la precedente convenzione.
Ne consegue l’impegno che il Consiglio affida al Presidente della Regione affinché intervenga con la massima sollecitudine al fine di porre in essere ogni azione utile e necessaria per concludere la stipulazione di una nuova convenzione con l’Università “La Sapienza” volta a garantire la sede di Isernia per il Corso di laurea di Scienze Infermieristiche.
Naturalmnete non si doveva giungere a tanto e bisognava intervenire in tempi non sospetti, al fine di scongiurare la totale dipartita di questa facoltà. La domanda è lecita: sarà ancora interessata la Sapienza a intraprendere un nuovo percorso a Isernia? Quali le motivazioni che hanno fatto desistere il rettore dell’Università romana dall’azzerare questo ramo degli studi a Isernia? Saranno i costi elevati di fitto a carico dell’Università ospitata presso i locali della curia vescovile, o altro? Rileviamo che vi sarebbe l’ìntenzione da parte della regione di intervenire con un contributo a sostegno dei costi, ma anche in questo caso per quale motivo attendere la chiusura della facoltà? Perchè i politici di riferimento regionale su Isernia, non sono intervenuti in tempi non sospetti per cercare di non creare il giusto allarme sociale di questi giorni su questo argomento? Possibile che bisogna sempre agire in emergenza e mai una pianificazione programmatica attenta e lungimirante per l’azione amministrativa!