Di Domenico Angelone
Il Delegato regionale per il Sociale di Confcooperative Molise, Giuseppe Colamaio: “Aiutateci a superare l’emergenza, mancano i Dispositivi di protezione individuale sia per gli operatori che per gli ospiti.
Il rischio è di avere una nuova Cingoli” Un nuovo grido d’allarme arriva dalle Case di riposo per anziani presenti su tutto il territorio molisano, l’assenza totale dei Dispositivi di protezione individuale, in particolare delle mascherine, promesse nei giorni scorsi dalla Protezione Civile regionale ma non ancora distribuite, in quanto strutture private.
Considerata la natura sensibile delle strutture, paragonabile a quella degli ambulatori e degli studi medici, risulta alquanto grave l’assenza dei dispositivi di protezione, sia per gli operatori (socio sanitari, infermieri, pulizie, ecc.) impegnati quotidianamente nel garantire la propria mansione, spesso sottopagata, sia per gli ospiti, quasi tutti ultrasessantenni, dunque a maggior rischio di infezione e contagio da Covid-19.
Ma il Servizio Sanitario nazionale e regionale non se ne fa carico. L’allarme arriva anche alla luce delle notizie diffuse nel Nord e Centro Italia, in particolare nella città di Cingoli, nelle Marche, in provincia di Macerata, dove in una Casa di riposo sono risultati positivi 37 anziani sui 40 presenti.
Gli ultimi si infetteranno a ore. Contagiate anche due operatrici, un medico di base ed una infermiera. L’operatrice socio sanitaria sua volta ha infettato il marito. L’appello arriva anche dal Consigliere di Confcooperative Molise, Giuseppe Colamaio, Delegato regionale per il Sociale, rappresentante di circa 36 case di riposo in tutta la regione, nonché Responsabile di una struttura per anziani alle porte del capoluogo: “Siamo in una situazione kafkiana – discetta Colamaio -, stiamo affrontando queste prime settimane di emergenza grazie alle forniture di dispositivi che avevamo nei nostri magazzini.
Ma non tutti sono così fortunati, ci sono strutture completamente prive di protezioni. I dipendenti delle Cooperative che assistono gli anziani sono eroici, per loro turni massacranti, con il rischio di contagiare (semmai fossero stati infettati, ndr) anche i propri familiari.
Gli anziani invece, iniziano a sentire la mancanza dei propri parenti, dunque altra carne sul fuoco per i gli operatori, che devono immedesimarsi in una duplice funzione, quella assistenziale e quella solidale”.
“Abbiamo contattato la Protezione Civile regionale – continua Colamaio –, così come suggerito dai vari Ministeri, ma continuano a passarsi la palla tra Asrem, Comuni e Province, non abbiamo un punto di riferimento sul territorio. Abbiamo anche provato a rifornirci tramite i canali di sempre, volendo pagare di tasca nostra tali dispositivi, ma le aziende non evadono gli ordini prima di un mese, tra l’altro a costi esorbitanti.
Siamo in emergenza e non si capisce il motivo per il quale l’Italia debba acquistare le mascherine dalle altre nazioni, invece di produrle nelle tante aziende tessili inattive, come l’Ittierre, dove si potrebbero richiamare in servizio i sarti attualmente fruitori degli ammortizzatori sociali ed iniziare immediatamente la produzione, completamente Made in Italy, per l’intero territorio nazionale”.