Giornata italiana della statistica all’Unimol.
di Erika Angelone
Il Molise ha perso nell’ultimo anno altri 3 mila residenti ed ora ha una popolazione sotto i 291mila abitanti (290.769), in pratica un quartiere di Roma. Ed è una tendenza che si consolida, anno dopo anno, e solo nel 2020 la perdita era stata di 6 mila residenti. Oramai un Regione sempre più vecchia e sempre meno popolosa che perde, di media, 300 residenti al mese, come certificato dai dati dell’Istat.
Il tema è stato al centro del dibattito della Giornata Italiana della Statistica, tenuta a Campobasso, presso l’università del Molise. Questo, secondo gli esperti, rappresenta un peso, un ostacolo, un impedimento al buon funzionamento della società e non solo. Il temuto processo di «desertificazione» del Mezzogiorno, ed in particolare della nostra piccola Regione, comporterebbe gravi conseguenze sociali ed economiche non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale.
Per esempio, una Regione rimpiccolita sotto il profilo demografico e sotto quello economico è una Regione che conta di meno, a parità di altre condizioni. A livello internazionale, perdendo forza, rispetto ad altre Regioni, si avrebbero una serie di conseguenze negative, proprio perchè, altri territori, farebbero la voce grossa nell’Unione Europea e non solo.
Da un punto di vista sociale, ahimè, si potrebbero verificare sempre più disuguaglianze rispetto ad altre zone e fragilità legate alla solitudine ed all’isolamento, che tendono ad aumentare con l’aumento della popolazione vecchia.
Ma il punto forte riguarda l’emigrazione giovanile. Troppi molisani, competenti e preparati, cercano fortuna altrove. Bisognerebbe intervenire proprio su questo nodo, per iniziare ad invertire la tendenza. Cercare di aumentare l’offerta di lavoro in Regione, rendendola più fruibile, magari sviluppando il metodo dello smart working ed adoperarsi sulla natalità, con interventi incivisi e ad ampio raggio. Ma questo compito spetta alla politica nazionale prima e quella regionale poi.