Più infrastrutture e sevizi, più spazio al biologico e meno danni da fauna selvatica: questo in estrema sintesi il quadro dell’agricoltura molisana esposto dalla Coldiretti Molise al Premier Giuseppe Conte, evidenziando le criticità di una regione che, con i giusti investimenti, può trasformarsi in un uno scrigno di eccellenze “in grado – sostiene il direttore regionale della Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – di garantire un deciso decollo economico non solo per le imprese agricole”.

“Il Molise – spiega Ascolese – è considerato, eccezion fatta per le aree urbane, interamente territorio rurale. La superficie agricola totale è pari ad oltre 200 mila ettari, e di questa è realmente utilizzata solamente il 78,3%. La stessa tra l’altro è in continua diminuzione; infatti, nell’arco di 22 anni si è perso l’8%, valore maggiore sia della media italiana sia di quella europea. Questo significa – prosegue il direttore – che sempre più terreni, soprattutto in montagna, vengono abbandonati e riconquistati da boschi e arbusti”. Alla luce di queste considerazioni, è dunque da ritenersi strategica la riconversione di più territorio possibile alla produzione biologica, esprimendo il Molise enormi potenziali sul fronte della biodiversità che dovrebbe essere sapientemente coniugata con le eccellenze produttive.
L’abbandono dei territori ha varie cause ma sicuramente ciò che influisce maggiormente è la mancanza di servizi essenziali. Ciò frena lo sviluppo di un settore, quello primario, dove anche la ricerca e le nuove tecnologie oggi giocano un ruolo fondamentale. Per questo, Coldiretti Molise ritiene di primaria importanza, specie nei piccoli comuni di cui la regione è largamente composta, il mantenimento di una serie di presidi socio-economici quali ad esempio scuole, asili, farmacie, uffici postali, ecc.. nonché la presenza di infrastrutture adeguate intese, non solo come viabilità stradale e ferroviaria, ma anche come accesso al web ovvero Internet veloce e la banda larga.

Da ultimo, va inoltre sottolineato il problema dei danni da fauna selvatica (vedasi cinghiali) la cui presenza è considerevolmente aumentata nell’ ultimo decennio e, senza misure straordinarie, è destinata a crescere ulteriormente. “Va qui sottolineato – ricorda Ascolese – che nella Regione Molise i cinghiali producono danni al patrimonio agricolo e zootecnico per un ammontare stimato nell’ordine di 500 mila euro l’anno, per un totale di circa 2.773.980 euro in cinque anni (ancora da pagare, ndr). Inoltre, dal 2013 al giugno 2016, stando ai dati della Regione Molise, questi ungulati hanno provocato 153 sinistri stradali, con una media, escluso il 2016, di 47 incidenti l’anno.

Un problema “straordinario” che necessita quindi di una soluzione “straordinaria”, come già compreso da altre Regioni italiane (si veda Toscana, , Basilicata, Campania, Lombardia e Marche) che si sono dotate di una legislazione ad hoc. “Ecco perché – conclude Ascolese – Coldiretti ha presentato al Presidente della Regione e all’Assessore all’Agricoltura, un articolato Piano di controllo della fauna selvatica che, tra le varie misure, include anche la ‘caccia di selezione’, approvata recentemente dalla Regione Molise ma che non riteniamo sufficiente a risolvere il problema”.

fonte, Coldiretti Molise