di Tonino Atella

Un po’ gli eventi naturali straordinari (si prenda l’ultima devastante grandinata su Venafro con chicchi grandi quanto una pallina da tennis), un po’ l’uomo (ma anche la donna …, stante la parità tra i sessi) stanno riducendo a mal partito il Cimitero Comunale di Venafro. Un tempo la struttura era additata ad esempio per monumentalità, tenuta e bellezza. Per tutti si ricorda quanto ebbe a dire anni addietro l’allora Vescovo d’Isernia/Venafro, Mons. Palmerini, nel corso della celebrazione religiosa del 2 novembre all’interno dello stesso Cimitero. “Il vostro Cimitero -dichiarò nella circostanza il Pastore Diocesano- è assai ben conservato e tenuto, nonché monumentale”, cosa che a ragione inorgoglì quanti ascoltavano. La situazione oggi? Ad onor del vero, è tutt’altra! Le colpe vanno divise in parti uguali tra i predetti eventi naturali straordinari (tipo la grandinata coi mega chicchi) e quanti frequentano il sito per far visita ai propri defunti o per eseguire opere di manutenzione in loco. Il risultato che deriva è tutt’altro che esaltante. Se infatti la grandine ha distrutto e rovinato tanto, è soprattutto parte del genere umano ad usare poca accortezza nei riguardi del complesso cimiteriale ad ovest dell’abitato cittadino. Tombe non tenute in perfetto stato, erba alta e vegetazione non rimossa a ricoprire le sepolture, utensili edili lasciati un po’ ovunque all’interno del sito, addirittura mezzi meccanici dello stesso settore lavorativo parcheggiati nel cimitero in attesa forse di riprendere opere interrotte, sedie poggiate un po’ ovunque, così come scale, impalcature ed altro. In parole povere tanto disordine, caos diffuso e poca pulizia. Tutto questo risalta agli occhi di quanti vorrebbero invece entrare in un Cimitero in ordine, pulito e tenuto con maggiore decoro, giusta la storia e i comportamenti delle generazioni trascorse che usavano ben altra accortezza verso il luogo in questione. Si riuscirà a rimettere in sesto la struttura cimiteriale cittadina con comportamenti ben diversi ? Non resta che augurarselo, dati i valori e le testimonianze umane lì custoditi.