di Pietro Tonti

Tiene banco la questione centro Covid a Larino. Parrebbe che pur sapendo come stanno le cose, tutti facciano finta di non sapere. Lo fanno i politici navigati,  lo fanno i comitati, i consiglieri di minoranza consiliare in regione e i cittadini aizzati a vedere del marcio dappertutto.

I politici regionali potrebbero essere giustificati dalla  campagna elettorale sempre in corso dal giorno dell’insediamento in regione, ma  chi finge di non sapere pur sapendo, osserva un atteggiamento fuorviante. Quindi strumentalmente non si vuole accettare che il Covid a Larino non era possibile realizzarlo.  Non lo fa nemmeno l’uomo solo al comando della sanità regionale, Angelo Giustini, il super commissario. Sul Vietri centro Covid tuona: “A Roma hanno mandato un piano senza la mia firma”.

Giustini risponde indirettamente a quanto affermato dal Presidente Toma nella trasmissione di Rai3 Titolo Quinto. “Il piano sul Vietri non è stato bocciato dal Ministero, hanno solo chiesto delle modifiche”. Ma poi è passata la proposta del Cardarelli. “In quel piano però non c’è la mia firma”.

Finalmente lo sfuggente rappresentante del Governo, scrive una missiva alla Regione, al tavolo tecnico nonché ai 118 sindaci, schierati  sulla proposta di fare della struttura frentana il centro hub molisano del Covid.

Quindi ci stupiamo delle sue affermazioni: il progetto approvato non ha la sua firma, un Piano Covid di una Regione sottoposta a commissariamento. “You make me smile” recita il titolo di una bella canzone dei Simply Red, come non sorridere davanti a delle affermazioni, definiamole esuberanti.

“Non l’ho bocciata io quella proposta, l’ha bocciata il Ministero. Io non ho alcun potere sulla Sanità”, dichiarava Toma a Titolo V°, riferendosi al centro Covid al Vietri.

Il Commissario rende noto che è stato presentato a Roma da lui direttamente, uno specifico piano esclusivo per l’apertura della struttura del Vietri quale centro Covid. Invece, inspiegabilmente, ne è stato inviato a Roma un altro sull’ospedale Cardarelli diverso da quello presentato dal commissario, ma senza la sua firma”. Il piano pro Cardarelli infatti recherebbe le sole firme dei direttori generali Asrem e Salute Oreste Florenzano e Lolita Gallo, del direttore sanitario Asrem Virginia Scafarto e della sub commissaria Ida Grossi.

Ma non già la sua, quella del Generale Giustini. “Ma il piano covid ufficiale non è di esclusiva presentazione del Commissario?”.

Ragazzi, dai siamo seri, che figura ci fa caro Giustini, si è fatta sfuggire di mano la situazione, può dire un lettore su questa dichiarazione; a Roma lei come sta affermando non conta nulla? Eppure è lei deputato ai rapporti con il ministero: lei è il Commissario ad acta, non un consigliere regionale senza delega.

 Ma non è più semplice dire la verità? Possibile, che in Calabria il Generale Cotticelli si è smarrito nel vuoto di memoria nel non ricordarsi che aveva stilato un Piano Covid e nel Molise lei Sign. Generale Giustini si è visto sottrarre il Piano Covid dai sottoposti? Ma cosa succede ai Generali in Pensione in Italia che si occupano di commissariamento? Vi è una nuova epidemia in corso, colpiti da “generalite gestionale acuta”?

Oppure ci sono motivazioni politiche che non comprendiamo? Giustini con un mandato commissariale per il Molise in quota Lega e Grossi sub commissario in quota Cinque Stelle con il primo Governo Conte. Con l’esclusione della Lega dal Conte bis è successo qualcosa che i molisani ignorano? Grossi conta più di Giustini come sub Commissario ed è capace di farsi approvare un piano Covid al Cardarelli dal Ministero, in quanto rappresentante del M5S partito di governo? Il Ministero quindi che fa, bandisce il commissario ad acta, prendendo sul serio solo il suo vice Grossi?

Se ragionassimo a questi livelli, allora dovremmo affermare che il centro Covid al Cardarelli lo hanno voluto i pentastellati.

Cerchiamo di ritornare nella realtà, lasciando da parte gialli e misticismi. Partiamo da un presupposto, la rete ospedaliera del Molise non permette l’apertura di un ospedale ex novo. Il Piano Sanitario approvato dal Ministero della Salute, prevede un hub a Campobasso e due spoke, uno  a Termoli e l’altro a Isernia, oltre ad un ospedale di area disagiata ad Agnone: punto. Questo lo ha deciso il Decreto Balduzzi, per circa 300 mila persone, tanto spetta al Molise. Poi è arrivato il Covid-19, si è derogato al citato decreto in virtù di una necessità impellente, ma cosa si è derogato?

Quando nella lettera aperta di ieri, Iorio afferma rivolgendosi al presidente: <<Donato, ti hanno detto che Larino non poteva andare bene come centro Covid perché ospedale declassato dal Decreto Balduzzi. Ma cosa c’azzecca il Balduzzi con la gestione di una pandemia?  Il Balduzzi, ad esempio, dispone per il Molise solo 4 posti letto di malattie infettive, ma mi sembra che non ci siano state difficoltà, come è giusto che sia, ad aumentare tali posti a dismisura per  i ricoveri Covid. Così come il governo nazionale, nel raddoppiare i posti di terapia intensiva, ha comunque derogato al decreto Balduzzi in virtù di una necessità impellente>>.

Anche Iorio pur sapendo fa finta di non sapere. Un conto è aumentare dei posti letto in Malattie Infettive e un altro è inaugurare un nuovo ospedale; poi in che tempi aprire un ospedale? Ci vorrebbero anni.

Il personale in deroga al Balduzzi ha assunto anestesisti, Infermieri e Oss a tempo determinato. Siamo in piano di rientro dal debito sanitario, vi è il blocco del turnover, le assunzioni sono bloccate per legge. Siamo commissariati e Iorio lo sa bene.

Per il Vietri centro Covid, da dove doveva essere attinto il personale, dal San Timoteo? Quindi o chiudere l’ospedale a Termoli o aprire il centro Covid a Larino; che facciamo, ritorniamo su vecchie sentenze del Tar?

Parliamo di 30 anestesisti, 100 medici e 200 infermieri che sarebbero il numero minimo per garantire una pianta organica ordinaria.

Qualcuno addirittura in questi giorni parla di manovre misteriose tra Andrea Urbani (direttore della programmazione sanitaria del ministero della Salute) e fantomatici interessi sulla sanità pubblica del Molise.

Basterebbe leggere le carte e guardare in faccia la realtà legislativa, per comprendere quanto il Governo, il debito sanitario molisano, il commissariamento e il patto di stabilità dettato dall’Europa ha castrato la sanità negli ultimi anni. Quanto sia purtroppo vanificata ogni protesta dei comitati spontanei a tutela della salute dei cittadini e dei nostri ospedali. Basta con le bugie, con gli scarica barile, i molisani hanno diritto alla verità.