di Domenico Angelone

Ricordiamo la Unilever multinazionale Anglo/Olandese di qualche decennio fa, in cui il mantra ad ogni riunione era l’uomo, l’operaio, il suo benessere lavorativo, al centro dell’universo della  filosofia aziendale. Non dimentichiamo noi come giornalisti, ogni anno chiamati ad incensare la cura dell’azienda in cui non si verificavano mai incidenti, sempre tutto in regola. Poi i tempi sono cambiati e alla solidarietà sociale tanto sbandierata si è sostituita la legge del profitto liberista che ha prodotto il disastro economico, la globalizzazione e ha schiacciato la persona nel nichilismo economico della legge dei numeri e della convenienza, anche per la grande holding internazionale. Oggi il risultato è sotto i nostri occhi.
Delicata la questione Unilever, ci stiamo adoperando per raggiungere i vertici aziendali italiani e trovare una via percorribile che possa salvare l’azienda. Non siamo davanti ai cancelli  a protestare, questo è il compito dei sindacati e delle maestranze, noi stiamo lavorando per trovare una soluzione. Il presidente Toma ieri mattina a Roma per dialogare con chi può dare una mano nelle alte sfere, al fine di interagire per comprendere cosa vogliono fare realmente e senza veli i vertici dell’azienda di Pozzilli, così l’Assessore alle Attività Produttive della regione Molise Vincenzo Cotugno raggiunto telefonicamente che continua: “è massima l’attenzione della regione su questo problema, non bisogna abbassare la guardia e dobbiamo salvaguardare l’occupazione delle maestranze dell’Unilever  e dell’intera filiera che gravita sulla multinazionale”.
Quali le possibili soluzioni, questa la domanda rivolta a Cotugno, il quale attende giustamente risposte prima di decidere il da farsi, ogni mossa in questo momento risulterebbe azzardata e priva di concretezza. Ottima la protesta per far sentire la voce del dissenso su questa decisione maturata nelle alte sfere europee dell’azienda.
Noi invece ci chiediamo per quale motivo ancora i parlamentari pentastellati non fanno sentire la loro voce, eppure il Ministro dello Sviluppo Economico è il grillino Stefano Patuanelli. In questo frangente la politica ha un’incidenza fondamentale.
Il Presidente Toma si palesa fiducioso: l’azienda – continua a ripetere – non chiuderà, ma i segnali e le decisioni aziendali vanno purtroppo in tutt’altra direzione. Accettiamo l’ottimismo che in questi casi non deve mai mancare, ma non c’è nulla al momento che può  tra le RSU e le maestranze far percepire una speranza di continuità lavorativa, dopo la riunione del 21 gennaio in Assindustria a Campobasso con i vertici aziendali.
Sappiamo che l’Unilever ha sempre sostenuto a livello mondiale di essere una multinazionale commerciale di marketing e l’opera di smantellamento delle proprie industrie è una conseguente strategia economica, infatti sta dismettendo la maggioranza delle produzioni industriali in tutto il mondo.
Per quale motivo produrre, se sul mercato globale posso ottenere lo stesso prodotto ad un prezzo inferiore?
In Europa esiste una “Supply Chain” (catena di distribuzione) Unilever  che controlla i singoli stati e in Italia controlla la Unilever Manufacturing, che si occupa delle industrie. La decisione della chiusura dello stabilimento di Pozzilli non rientrerebbe nelle competenze nazionali, ma in quelle più larghe europee, quindi ha ragione Cotugno ad affermare che la questione è delicata e dialogare direttamente con l’azienda è farraginoso.
Per evitare la chiusura bisognerà adoperarsi per convincere l’azienda a cedere a terzi l’industria, sicuramente sarebbe economicamente più sostenibile che smantellare e bonificare uno stabilimento che insiste nel territorio da 40 anni.
Potrebbe esserci una cordata di imprenditori o una cooperativa di operai che garantiti dall’acquisizione dell’intera produzione dalla stessa Unilever, potrebbe continuare ad esistere salvaguardando i livelli occupazionali, come è accaduto a Sanguineto in provincia di Verona nel 2019 con uno stabilimento Unilever.
Questo si augurano le 500 famiglie che orbitano economicamente per il loro sostentamento sull’azienda,  questa è la strada percorribile a cui la politica e i sindacati devono puntare per costringere l’azienda a sentire il peso morale di una decisione catastrofica per il nostro territorio, al fine  di evitare di mettere sul lastrico le tante famiglie con mutui accesi che hanno puntato sul loro futuro con la certezza di un posto di lavoro, tradito da decisioni dipendenti da strategie a tutti non comprensibili.