Ci sono giorni in cui la memoria è particolarmente sollecitata e ci riporta ad avvenimenti che mai avremmo voluto vivere. Direttamente e indirettamente. Uno di quei giorni, il 6 aprile 2009, rimarrà indelebile nella mente di tutti, o almeno in quelle di quanti hanno vissuto quella data con grandi emozioni, accomunati dal senso di dolore che ha pervaso l’animo della gente perbene. Quella mattina, alle 3.32, la terra tremò con forza inaudita. Il terremoto distrusse la città de L’Aquila, insieme a decine di altri piccoli centri del comprensorio. Sotto le macerie delle migliaia di abitazioni rase al suolo persero la vita in 309. Sei di quelle vittime furono molisane: Luana Paglione, 40 anni. Rimase sotto le macerie della propria casa di Onna, piccolo comune alle porte de L’Aquila, dove viveva con il marito Erri Paglione, ingegnere di origini capracottesi e la figlioletta di 4 anni: entrambi illesi; Ernesto Sferra, 80 anni, nato a Carovilli ma da sempre residente a Forlì del Sannio. L’uomo, da qualche mese, si era trasferito a L’Aquila a casa della figlia e del genero che, fortunatamente, si salvarono dal crollo; Danilo Ciolli, 25 anni di Carovilli. Studente universitario in Fisioterapia, rimase sepolto dalle macerie della palazzina adiacente l’ostello della gioventù. Vittorio Tagliente, 25 anni, di Isernia. Era a L’Aquila dove si era laureato in Ingegneria Gestionale, per seguire i corsi di specializzazione. Divideva la camera con Michele Iavagnilio, 25 anni, anch’egli di Isernia. Nel capoluogo abruzzese aveva studiato Tecniche della Riabilitazione Psichiatrica e da due anni si occupava soprattutto di bambini autistici. Infine Elvio Romano, studente 25enne di Bojano, specializzando in Economia Gestionale. Fu trovato senza vita sotto le macerie di una palazzina di Piazza Rossi dove alloggiava. Ebbene a dieci anni da quel tragico evento vorrei ricordare i nostri corregionali e tutti coloro che, in quella notte maledetta persero la vita. Esprimere, dunque, un sentimento di vicinanza alle famiglie di quei sei molisani che in pochi istanti videro svanire certezze, sogni, progetti realizzati o ancora da portare a termine. Il tempo lenisce il dolore, ma non lo cancella. Infatti resta lì, in un angolo recondito del nostro cuore, a memoria di ciò che è stato e di quelle storie di vita che si sono interrotte in una manciata di secondi.