Una bomba ecologica distante pochissimi chilometri da Venafro metterebbe ad ulteriore rischio la salute dei cittadini ricadenti nell’area venafrana già in allarme per l’aumento di neoplasie e la salubrità dell’aria.
di Domenico Angelone
Un gigante da 397.000 tonnellate di combustibile da rifiuti bruciate l’anno producendo energia elettrica. Le emissioni secondo Acea la multinazionale proprietaria dell’impianto sarebbero ampiamente al di sotto del consentito dalle norme.
Ma c’è una denuncia già da qualche giorno sulla scrivania della procura, presentata dall’associazione ambientalista Fare Verde onlus di Cassino. E c’è un’attività di indagine avviata dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Roma.
Perché sul termovalorizzatore di San Vittore a pochissimi chilometri da Venafro in provincia di Frosinone, emergerebbero “gravi irregolarità” inerenti l’iter autorizzativo, si legge nella querela riportata da “Il Fatto Quotidiano” del 5 luglio scorso, oltre a sforamenti dei limiti di legge rispetto alle emissioni.
Cominciamo dall’ambiente. Acqua e aria a forte rischio e lo dicono i numeri delle relazioni dell’Arpa Lazio, almeno nel 2011, il ciclo di termocombustione dell’impianto di San Vittore sta comportando il riversamento di sostanze nocive come, ferro, alluminio, arsenico, cloro, cromo, manganese, ossidi di azoto e altri agenti tutti molto pericolosi, in grado di poter deteriorare e compromettere in maniera significativa l’aria, l’acqua e il sottosuolo nei dintorni dell’inceneritore in esame.
Qual è il raggio di influenza di un impianto di questa portata? Venti chilometri, un’infinità, tanto che nel corso degli anni si sono associati a Fare Verde onlus molti comuni oltre a quello di San Vittore, quelli che ricadono al confine tra Caserta e la provincia di Frosinone. Ma dal Molise nulla. Eppure l’inceneritore di San Vittore dista soli 10 chilometri in linea d’aria da Venafro, dove già insistono due inceneritori, che parrebbero essere in linea con le normative europee per le emissioni quello di Hera ambiente di Pozzilli e quello della Colacem a Sesto Campano che da Venafro insistono a circa cinque chilometri di distanza dalla città.
Una triade, una triangolazione dove al centro vi è l’area venafrana che risulta molto compromessa dalle emissioni inquinanti ai danni della salute dei cittadini e dell’intero ecosistema, nonostante le rassicurazioni.
Quello che appare fuorilegge dall’esposto alla procura di Cassino sarebbe comunque quello di San Vittore sul quale Fare Verde onlus informa che c’è una relazione dell’Ispra (l’Istituto superiore per la ricerca ambientale) sul biennio 2014/2015 anni in cui tale inceneritore, non ha bruciato soltanto Rifiuti solidi urbani, ma anche materiali “altri”, che hanno prodotto ceneri pericolose finite anche su Ferentino e Patrica, a oltre 70 km. di distanza. Secondo la denuncia di Fare Verde onlus, la consistente diffusione di neoplasie nella zona del cassinate, potrebbe essere ricondotta a queste emissioni nocive non controllate.
Da uno studio realizzato dai medici dell’ospedale Regina Elena di Roma, risulterebbe, inoltre, tra la popolazione che vive nell’area, un alto indice di incidenza tumorale alle vie respiratorie e al sistema digerente.
A tutto questo si accompagna quello che Fare Verde onlus definisce “numerose e gravi irregolarità inerenti l’iter autorizzativo che illustra nell’esposto.
Insomma una bomba a soli 10 chilometri di distanza da Venafro che parrebbe essere di gran lunga superiore e catastrofico rispetto ai già presenti bruciatori di Pozzilli e Sesto Campano. Si attendono sviluppi della vicenda.
I cittadini vogliono tranquillità e con questo andazzo si moltiplicano le paure e le tensioni sull’incidenza delle neoplasie anche sull’area venafrana.
Ricordiamo che solo il 9 maggio scorso presso il Ministero dell’Ambiente si è parlato di inquinamento della Piana di Venafro, e si chiedeva al Ministro “quali iniziative intendesse adottare per far fronte all’alto inquinamento presente nella Piana e ai continui sforamenti dei valori di Pm10, Pm2,3e 5, Co2 e Benzene.
Il peggioramento della qualità dell’aria, così come l’aumento di patologie polmonari, cardiocircolatorie e tumorali sono evidenti. Occorre mettere in atto subito degli interventi che i cittadini aspettano da tempo e per i quali, attraverso le associazioni, come “Le Mamme per la Salute” stanno lottando da almeno 10 anni, ma al momento ancora nulla di concreto.