di Pietro Tonti
L’Italia continua a interrogarsi sul futuro della produzione di batterie per il settore automotive, ma il quadro attuale solleva più dubbi che certezze. La scelta di Stellantis di frenare — se non addirittura rinunciare — all’investimento sulla gigafactory di Termoli scuote un intero territorio e mette in discussione la strategia industriale nazionale.
La transizione elettrica, spinta con decisione dalla Commissione Europea, oggi mostra segni evidenti di affanno. Il rallentamento del Green Deal e la revisione degli obiettivi ambientali arrivano dopo l’impatto devastante sull’industria automobilistica europea, costruita per decenni attorno ai motori endotermici. In Italia, dove la filiera tradizionale rappresenta una quota rilevante dell’economia, lo shock è stato ancora più evidente.
In questo scenario, il Molise si ritrova al centro di una questione nazionale. La promessa gigafactory da 2 miliardi di euro, di cui 350 milioni di fondi pubblici, rappresentava una svolta storica per una regione che attende da anni un rilancio industriale. Oggi quelle risorse rischiano di svanire senza che vi sia un piano alternativo credibile.
Le istituzioni locali chiedono risposte. Il pressing arriva anche tramite i parlamentari del Movimento 5 Stelle, che sollecitano il Governo a chiarire la situazione:
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Che fine farà l’investimento originariamente annunciato?
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Stellantis confermerà il disimpegno?
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Quali tutele e quali strategie intende mettere in campo lo Stato per evitare un nuovo buco industriale nel Mezzogiorno?
Le indiscrezioni parlano di una comunicazione ufficiale prevista entro la fine del 2026, quando Stellantis dovrebbe formalizzare la propria decisione definitiva. Troppo tardi per un territorio che vive nell’incertezza e per un Paese che rischia di perdere — ancora una volta — un treno tecnologico decisivo.
A questo punto, la domanda è inevitabile: ha senso continuare a puntare sulle batterie in Italia senza un impegno chiaro dei grandi player, senza una visione industriale stabile e senza una politica europea coerente?
Il caso Termoli non è solo un problema molisano: è il simbolo della fragilità dell’intera strategia nazionale sulla mobilità elettrica. E senza risposte rapide, rischia di diventare l’ennesima promessa mancata dello sviluppo italiano.
Gigafactory Stellantis di Termoli: numeri, date e incognite
• Investimento previsto:
– 2 miliardi di euro totali
– 350 milioni di fondi pubblici messi a disposizione dallo Stato italiano
• Obiettivo del progetto:
– Convertire l’ex stabilimento motori di Termoli in una gigafactory per batterie
– Capacità produttiva attesa: tra 24 e 40 GWh annui (in base alle fasi di espansione)
• Annuncio ufficiale:
– Luglio 2021: Stellantis inserisce Termoli nel progetto “Automotive Cells Company (ACC)”
– 2022–2023: avvio delle prime procedure preliminari e richieste di sostegno economico
• Battuta d’arresto:
– 2024–2025: il piano rallenta a causa della frenata europea sul Green Deal e della riduzione della domanda prevista di auto elettriche
– Criticità: costi elevati, mercato instabile, scarsa redditività del comparto batterie in UE
• Situazione attuale:
– Stellantis non conferma l’avvio dei cantieri
– Nessun cronoprogramma ufficiale pubblicato
– Cresce il timore di un disimpegno definitivo dal progetto
• Prossima data cruciale:
– Fine 2026: Stellantis dovrebbe comunicare la decisione finale sulla gigafactory e sull’eventuale rinuncia agli investimenti previsti
• Impatto atteso sul territorio (se il progetto fosse confermato):
– 2.000+ posti di lavoro diretti e indiretti
– Rilancio dell’intera area industriale basso-molisana
– Creazione di un polo energetico-strategico nel Centro-Sud
• Rischio attuale:
– Perdita di uno dei più grandi investimenti industriali della storia del Molise
– Dispersione di fondi pubblici promessi e non utilizzati
– Mancata riconversione di una fabbrica simbolo della transizione italiana







