di Pietro Tonti
Convivere con il virus è necessario e obbligatorio in questo momento, ma venendo alle giuste proteste che in questi giorni si stanno avendo per il DPCM, il quale ha decretato la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18:00, bisognava attendere almeno una settimana affinchè potessero esserci dei risultati.
Chi invece pensa che ci vorrebbero almeno 15 giorni per avere dei risultati dal nuovo dispositivo, già sta preparando nuove disposizioni cosciente dell’inutilità della chiusura delle attività di somministrazione. Quello auspicato era la riduzione del contagio in tutta Italia, cosa che come ci dicono i numeri in rialzo dei positivi in tutte le regioni non c’è stato nei primi sette giorni.
Oggi possiamo affermare senza temi di smentita che questo dispositivo governativo è stato inutile e dannoso; ha prodotto solo ed esclusivamente crisi economica e un blocco di non solo le attività raggiunte dal DPCM, ma di un indotto molto ampio di attività commerciali e artigianali che sono state coinvolte indirettamente rilevando mancati incassi e un fermo quasi totale.
E’ evidente che non è stato sufficiente far chiudere queste attività, già si prevede un inasprimento delle misure attraverso un paventato lock down totale nelle prossime settimane.
Vi è stato un errore che la storia riporterà nel futuro, quello di non aver agito – come affermano luminari dell’infettivologia – sulle categorie di persone più colpite da questa infezione che riscontrano i danni maggiori da coronavirus, parliamo di anziani e persone che hanno già in corso patologie invalidanti di tutte le età.
E’ assolutamente inutile chiudere ristorati, bar e pasticcerie, se non si provvede a mettere in sicurezza queste due categorie.
Poi se parliamo di sanità, un altro nervo scoperto, è dettato da una totale impreparazione nei criteri di ospedalizzazione. Anche negli ospedali molisani, come nel resto delle centinaia di ospedali sparsi nello stivale, i ricoveri si effettuerebbero in base a quello che gli gira al medico che è al Pronto Soccorso. Non vi sono ancora oggi come ci informano, regole precise di ospedalizzazione e accade che non si sa se ricoverare un paziente che ha 95 o 90 di saturazione di ossigeno, o uno che sta benissimo e ha solo il tampone positivo.
Questa mancanza di criteri, sta portando nei nostri ospedali una confusione enorme e la situazione critica che vediamo nel Molise, aggravata dalla carenza di personale medico e infermieristico che non riescono più a soddisfare quelle esigenze di cura per le altre patologie.
Accade che chi ne ha bisogno finisce per restare a casa, magari con principi gravi di dispnea e non arriva in tempo per salvarsi e chi magari non ne ha bisogno, viene ricoverato in malattie infettive.
Il tutto generato da una confusione che doveva essere affrontata nel periodo estivo, d’altronde era stato ampiamente predetta una seconda ondata di corona virus.
Per il Molise sarebbe stato necessario preservare le due categorie a rischio con un isolamento programmato, anziani e malati cronici, dai giovani e da chi lavora fino ai sessantenni, evitando chiusure inutili e un altro dannosissimo lock down, come si sta paventando di condurci questo Governo.
Rimettiamo le nostre speranze sull’unità di crisi regionale, la quale potrebbe decidere proprio in questa direzione, evitando un altro blocco totale che mieterebbe troppe vittime nella nostra economia; già pesantemente minata dalle numerose chiusure di P.Iva registrate negli ultimi mesi e quelle che si registreranno a fine anno.