di Pietro Tonti
Oggi vogliamo spezzare una lancia a favore della sanità pubblica regionale e di chi è impegnato in prima linea, in questo momento drammatico per l’emergenza corona virus in corso.
E’ un paziente che qualche settimana fa avevamo dato per spacciato. Sicuramente ricorderete la vicenda del 44enne in fin di vita al Veneziale di Isernia, colpito da meningite acuta, poi covid e condotto in terapia intensiva a Campobasso.
Quando si escluse la positività al coronavirus, fu ricondotto all’ospedale Pentro nel reparto di Terapia Intensiva. Per esclusione non si trattava di meningite, ma di un embolo polmonare, scoperto dalle indagini cliniche volute dalla dirigente del reparto.
Questa persona che oggi è tornata a casa e da domani anche al lavoro, sicuramente miracolata, ci descrive la sua esperienza in maniera straordinaria.
Dopo venti giorni di coma farmacologico si è svegliato e la voce amica della dirigente Paola Iurio lo ha accompagnato giorno per giorno, con una umanità che lui stesso non si sarebbe aspettato di trovare in un ospedale di Provincia.
Poi la professionalità, il giuramento di Ippocrate che accompagna la dirigente di un reparto speciale, in quanto difficile che le persone da qui escano vive; un lavoro vissuto come missione.
Uno staff infermieristico, che descrive ad altissimi livelli, sia per l’approccio con i pazienti, sia per il lavoro indefesso che svolgono su chi è intubato, infermo. La pulizia, l’estrema dedizione che profondono su ogni singola persona, è quanto di meglio ci si aspetterebbe dalla sanità pubblica.
Un fiore all’occhiello di un ospedale spesso bistrattato; un reparto dove certamente, la Dott.ssa Iurio ha saputo creare un ambiente estremamente idoneo alle aspettative dei pazienti e dei familiari. Massima disponibilità, educazione ed empatia con tutti, soprattutto con gli anziani.
La persona che ci racconta questa esperienza è visibilmente emozionata e colpita mentre ci descrive l’accoglienza, la meticolosità dell’approccio anche psicologico dato dalla dirigente e da tutto il personale al suo risveglio.
Il dono della visita attraverso il vetro della moglie e della figlia e quel costante interesse di tutti affinchè le sue condizioni fossero tali da permettergli di tornare a casa. Addirittura le telefonate della dirigente nel post ricovero, quando era nella propria abitazione, per sincerarsi della sua condizione fisica e psichica.
Insomma, siamo oggi contenti di descrivere questa esperienza e di affermare che nonostante i tagli, nonostante il momento disarmante per i nostri ospedali data dall’emergenza, c’è chi fa il proprio lavoro sempre al massimo livello.