Sarà presentato giovedì prossimo, 5 dicembre, alle ore 17, nel Teatro Italoargentino di Agnone, il decimo libro dello studioso agnonese Domenico Meo, intitolato “La Ndocciata di Agnone, il rito del fuoco più grande del mondo”. Il volume (112 pagine, formato 13×20) ha un taglio espositivo-divulgativo e allo stesso tempo antropologico, ed è abbellito da uno straordinario apparato iconografico (230 foto) scelto tra le migliaia di scatti di oltre venti fotografi. Il libro include anche una efficace descrizione in inglese della ndocciata, curata da Rita Filomena e Frank La Posta.
Quella di Meo è una interessante monografia del cerimoniale igneo agnonese. Con dovizia di particolari vengono analizzate le ndocce tra storia, cronaca e grandi eventi, a partire dalla seconda metà dell’800 fino alla Ndocciata in onore di Giovanni Paolo II l’8 dicembre 1996, il riconoscimento di “Patrimonio d’Italia per la tradizione” con le vampe che illuminano il sagrato di Santa Maria degli Angeli nel 2011, l’emissione del “Francobollo Ndocciata Folclore Italiano” nel 2012, e il corteo agnonese che sventaglia i grandi torcioni ardenti il 26 settembre 2015 in occasione dell’Expoincittà a Milano.
Minuziosa attenzione è rivolta all’approccio di osservazione e indagine sul campo a partire dagli anni ’90 dello scorso secolo, alla costruzione delle ndocce ad opera di Bruno, Domenico e Giovanni Porfilio di contrada Sant’Onofrio nonché agli ndocciatori dei cinque gruppi Capammóndë e capabballë, Colle Sente, Guastra, San Quirico e Sant’Onofrio che allestiscono veri e propri “ventagli”, simili a raggi di sole, che vanno da due a ventisei elementi di fuoco.
Con stile sintetico ed esplicativo viene altresì descritto il costume tradizionale contadino indossato da figuranti e portatori. Anche la gastronomia ha il suo rilievo con la zuppa alla santé (il primo piatto più rappresentativo della tradizione culinaria agnonese) e con le ‘ostie’ e le ‘pizzelle’, due deliziose bontà.
Vibranti sono le emozioni dell’8 e del 24 dicembre, allorquando affiora il massimo della trepidazione e gli “attori”, che addomesticano e padroneggiano il fuoco, esprimono e rivelano la vocazione, il bisogno e la necessità d’una tradizione atavica a cui «non sanno rinunciare». Il corso della città sembra essere attraversato da una scia ardente: mille bagliori, scintille, crepitìi, fumi… «Agnone è in fiamme!».
Nel capitolo “Il fuoco: simbologia e studi classici”, l’autore si affida alle teorie di tre insigni studiosi quali Frazer, Van Gennep e Propp. La Ndocciata in onore di Papa Giovanni Paolo II, a partire dagli albori del terzo millennio, modifica notevolmente l’orientamento dell’evento e pone una serie di interrogativi e suggerisce riflessioni a cui Meo, scrivendo con la mente e con il cuore, pone attenzione dando uno sguardo al presente e al futuro, a taluni elementi cerimoniali carichi di nuovi significati e ad altrettante funzioni che consentono al rituale di permanere.
La festa vive se la società, attraverso la sua componente dinamica, vuole farla vivere. Per cui il “ritorno” alle feste tradizionali è una prova evidente che si va alla ricerca di valori autentici e modelli comportamentali rassicurativi, che danno certezze al precario mondo globale di oggi. Come non mai le festività della tradizione assolvono ai bisogni del presente. Questa è una linea interpretativa centrale per capire “i fuochi” e ci sollecita a rapportarci al vissuto contemporaneo, a come li vediamo, a che emozioni ci danno, a cosa sostituiscono e rappresentano, più che a voler sentire il brivido arcaico della “notte dei tempi”. E allora quando ci chiediamo: perché i bambini saltano sul fuoco? Perché la gente vi gira intorno? Perché si accendono i fuochi? È opportuno scandagliare nel sistema delle relazioni anziché guardare alle origini, per trovarne il senso.
Prenderanno parte alla presentazione del libro: il sindaco di Agnone Lorenzo Marcovecchio, il presidente dell’associazione ‘La Ndocciata Patrimonio d’Italia per la tradizione’ Giuseppe Marinelli, Il presidente della Provincia di Isernia Alfredo Ricci, l’assessore alla cultura e turismo della Regione Molise Vincenzo Cotugno, l’etno-antropologa Adriana Gandolfi (Museo delle genti d’Abruzzo), il demologo e giornalista Mauro Gioielli e lo scrittore e giornalista Nicola Mastronardi.
Infine, la serata culturale si chiuderà con la celebre etnoband «Il Tratturo» che proporrà lo spettacolo “Stella cometa, canzoni accanto al presepe”, esibendosi nel suo concerto n. 1780.