di Pietro Tonti
Quella che si respira nel Molise politico è un’aria di attesa, come se tutti fossero appesi ad un filo e non vi è certezza alcuna di cosa riserverà il futuro a pochi mesi oramai dalle amministrative regionali.
Un fermo biologico da pesca marina, che cela dei retroscena e aspettative per tutti quelli che sono in attesa di cimentarsi nella campagna elettorale prossima ventura.
Il grande dilemma è sulla legge elettorale regionale da discutere e approvare ancora in Consiglio regionale, ma soprattutto chi saranno i candidati presidenti e chi vincerà la prossima tornata elettorale?
Su questi temi si gioca il futuro della regione Molise, dove prevarranno alleanze anche trasversali pur di ottenere il risultato della vittoria elettorale.
Dalle primarie PD congelate per la scelta del presidente, dove l’impopolare Frattura spera di essere rieletto alla guida della regione, si alternano le figure che possono scendere in campo per tentare di aggregare e vincere.
Tra le figure oramai note palesemente convinte di concorrere alla massima poltrona c’è, per il centro destra l’ex presidente Michele Iorio, con le logiche di sempre, la stessa gente, gli stessi metodi che hanno in seguito portato alla ribalta l’era Frattura. Se scenderà in campo dovrà convincere prima i molisani del basso Molise e della città città capoluogo, con quali promesse, con quali obiettivi?
L’era di Paolo Di Laura Frattura ha lasciato il segno fino ad oggi per impopolarità nei segmenti dell’umano agire, ereditando le magagne pregresse del governo Iorio, non è riuscito ad invertire la tendenza al disastro, a convincere sulle intenzioni, anzi, nelle considerazioni del popolo molisano forse finora si è rivelata una delle amministrazioni più disastrose di sempre.
Tutti, forse lo stesso Frattura, vittima dei tagli nazionali e carnefice nell’eseguire i diktat imposti dall’alto sulla sanità, sulla chiusura delle industrie e delle principali filiere, su un’area di crisi complessa ancora allo stato embrionale, ma soprattutto carnefice del crollo totale dell’edilizia e dei posti di lavoro. Una regione fanalino di coda in tutto, dove non si riesce ad intravvedere un barlume di luce in fondo al tunnel della ripresa economica. Una rilancio assente totalmente, con la povertà aumentata esponenzialmente negli ultimi quattro anni e la fuga dei giovani e dei cinquantenni, paragonabile solo all’esodo post bellum.
La politica autoreferenziale delle promesse garantite e smentite nel volgere di poche ore, sui temi principali della salute e della ripresa lavorativa delle principali filiere, hanno prodotto il crollo ulteriore della fiducia degli elettori molisani nella politica e nell’attuale esecutivo.
Nonostante il Psr i Fesr e le misure incentivanti le produzioni agricole e la nascita di nuove imprese, la percezione non è cambiata, la sensazione è quella di un’amministrazione che da un lato incentiva l’agricoltura e si vanta di farlo sciorinando numeri di finanziamenti concessi, negando poi ad oltre la metà dei richiedenti incentivi, l’accesso ai finanziamenti per mancanza fondi. E’ salito quindi il livello dello sconforto.
Affidare solo a comunicati stampa autoreferenziali l’amministrazione regionale e poi concretamente non permettere di cambiare nulla nella regione che non esiste, ha comportato fino ad oggi l’incentivo alla desertificazione e allo spopolamento di questa piccola terra, a cui unica percezione palpabile è quella della sostituzione etnica ad opera dei profughi presenti in ogni singola realtà comunale. Saranno questi gli elettori del futuro che decreteranno la vittoria delle elezioni dei presidenti tra qualche lustro
In riferimento all’antifratturismo e all’antiiorismo vi sono dei personaggi che potrebbero scendere nell’agone elettorale e cimentarsi nella corsa al vertice, ma chi li sponsorizza?
Il gradimento elettorale si conquista, in questo momento non è facile identificare chi potrebbe avere i numeri per essere eletto presidente. Il Sen. Roberto Ruta, ha esternato la volontà di provarci, partendo dalle primarie PD per la scelta del candidato al vertice regionale, ma il niet ricevuto non è foriero di facili entusiasmi, bisogna attendere ancora, ma cosa?
Antonio Di Pietro in un primo momento aveva comunicato l’intenzione di essere disponibile a mettersi in gioco, per poi ritornare sui suoi passi – date le incertezze nel centro sinsitra – e affermare che non era interessato alla presidenza della regione.
I pentastellati ci proveranno con un loro candidato, ma anche in questo caso nel Molise non vi è quella grande chance di affermazione, sic stantibus rebus, mala tempora currunt anche per i 5 Stelle, stritolati tra destra e sinistra, tra aggregazioni del centrosinistradestra e destrasinistracentrale, un guazzabuglio in cui l’unico leit motiv è vincere a qualunque costo.
Nel fermento da paiolo in ebollizione con la polenta politica, si intravvedono delle idee diverse nei movimenti di sempre, personaggi che si riciclano e tentano apparentamenti pur di esserci e continuare a riproporre le loro figure.
In questo contesto manca sempre e comunque il vertice di spicco che possa fare da collante e convincere tutti.
C’è chi è certo di avere nel cilindro la sorpresa che metterà d’accordo tutti a pochi mesi dalle elezioni, si imporrà un nome, non prima per non bruciarlo; forse proveniente dalla società civile, sarà un incorruttibile magistrato, un avvocato di grido, un commercialista o un medico di chiara fama e onorabilità, lontano da personalismi e interessi particolareggiati, se non il buon esito di un governo regionale proiettato verso la crescita, la sopravvivenza dell’identità molisana e le belle parole, le frasi fatte ed elaborate per attrarre come un’esca gli elettori.
Il senso di sfiducia generale che registriamo, non ha colore politico, vi è un chiaro sentore, sicuramente non suffragato da verità effettuale, una sorta di equazione in cui risulta: “politico = corrotto“.
E nell’immaginario collettivo, la negazione dell’esercizio del diritto fondamentale al voto si esplica con l’astensionismo che polverizza le intenzioni della politica, vera mannaia per le prossime amministrative.
Nell’attesa dell’approvazione della legge elettorale si cela la speranza della giusta rappresentanza alle circoscrizioni, mentre non vi è un grande entusiasmo su cosa accadrà, i molisani sono sempre più convinti del ricorso storico costante: come al solito si andrà alle urne con le intenzioni di cambiare tutto per non cambiare nulla?