di Pietro Tonti
Il panorama sanitario del Molise sembra affrontare una fase oscura che molti temevano: declassamenti, chiusure di reparti essenziali, ospedali di comunità al posto delle strutture complete.
Chi si aspettava che la “ricostruzione post-pandemica” avrebbe ridato fiato agli ospedali locali, rischia oggi di trovarsi ad ascoltare annunci di funerale.
Agnone: un ospedale al capolinea
Secondo fonti locali, l’ospedale Caracciolo di Agnone è destinato al declassamento completo: addio punto nascita, addio emodinamica.
Il piano, inserito nel POS 2025-2027, parla chiaro: il Caracciolo diventerà un ospedale di comunità, offrendo solo assistenza di base per urgenze, senza quei reparti che lo rendevano hospital “vero”. Per Greco (5Stelle) si tratterebbe di un “piano occulto” già approvato in segreto, mascherato da razionalizzazione sanitaria per nascondere lo smantellamento progressivo del presidio.Una decisione che potrebbe trasformare l’Alto Molise in zona “senza ospedale”, costringendo i malati a spostamenti anche molto lunghi.
Isernia: Veneziale sotto scacco
Non va meglio a Isernia. L’ospedale Veneziale rischia la perdita di due reparti chiave: il punto nascita e l’emodinamica. Uno dei due (non è ancora chiaro quale) verrà probabilmente chiuso tra il Veneziale o il San Timoteo di Termoli.
La decisione è stata imposta da un tavolo tecnico romano che valuta il Piano operativo sanitario e le risorse in bilancio.
I sindaci e amministratori locali insorgono: “Un ospedale senza punto nascita e senza emodinamica non è un ospedale”, tuonano, chiedendo che almeno il Veneziale mantenga i livelli essenziali di assistenza.
La manifestazione di questa mattina per salvare il Veneziale, ha visto una buona partecipazione di cittadini.
Le “giustificazioni” e l’ironia amara
Chi sostiene le chiusure invoca l’efficienza, la razionalizzazione dei costi, la riorganizzazione necessaria per affrontare un debito sanitario sempre più insostenibile.
Ma l’ironia è amara quando si scopre che in una regione con commissariamento da oltre 16 anni, con centinaia di promesse non mantenute, si pretende di tagliare ancora i servizi essenziali.
Se dopo decenni non si è riuscito a risanare la sanità molisana, come si può pensare che ora si raggiunga la perfezione togliendo reparti?
L’Epilogo
Se Agnone perde il punto nascita e l’emodinamica e Isernia vede i suoi reparti amputati, il Molise rischia di tornare a un sistema sanitario che cura a sprazzi, con i cittadini costretti a viaggiare per ogni esigenza.
La domanda è semplice, ma pesante:
Quale sanità resterà per i molisani, se gli ospedali si trasformano in flicker temporanei di assistenza di base?