E’ iniziata l’11 settembre 2016 quest’anno la missione in Africa e precisamente nel nord dell’Uganda del dr Massimiliano Guerriero. Ed è stata da subito caratterizzata da grandi novità. Il terrore profondo di nuovi attentati terroristici ha visto il medico campobassano orientarsi verso un itinerario diverso: non più scalo ad Istanbul, ma nel Qatar. Da metà settembre Massimiliano Guerriero è tornato a prestare la sua opera professionale al Lacor Hospital di Gulu.
Tanti casi, volti familiari-perché incrociati gli scorsi anni- notevoli quantità di vetrini da leggere, nuovi colleghi con cui confrontarsi e quel caleidoscopio di colori che soltanto l’Africa sa donare hanno riempito le sue giornate intense e ricche di soddisfazioni fino a venerdì scorso-quando dopo una nottataccia terribile trascorsa tra nausea, febbre alta e serie algie ossee- è arrivato il verdetto: malaria. Già! A pochissime ore dal volo di rientro previsto per sabato 1 ottobre con arrivo a Roma nella mattinata di domenica questa triste notizia getta nell’inquietudine più pura non solo il medico, ma tutti i suoi familiari.
Realizzare di aver contratto una malattia nonostante la pedissequa e regolare assunzione di compresse mirate ad evitarne il contagio non è stato affatto edificante. Abituarsi a convivere con questa morbilità ed essere costretto a gestirla lontano dai propri affetti poi è a dir poco angosciante. Nonostante tutto l’anatomopatologo di Campobasso non sta mollando e non ha abbandonato gli ugandesi che ha scelto di aiutare mettendo al loro servizio le proprie competenze. Ed un segnale ancor più forte ha deciso di darlo chiedendo che la prima flebo di farmaci previsti dal protocollo gli fosse somministrata tra la gente del posto per evitare che quelle stesse persone a cui nei giorni precedenti aveva dato speranza potessero credere che a lui fosse riservato un trattamento di favore.
E se quelle zanzare malefiche-particolarmebte aggressive in questa stagione- sono riuscite a costituire minaccia per la sua salute la sua abnegazione e la volontà di essere utile ausilio ed esempio concreto per quella popolazione che tanta fiducia nutre in lui non sono affatto scemate. Orgogliosi del suo operato e con l’augurio che il decorso della malattia possa essere celere la moglie Cinzia Calabrese ed i Sigri Annamaria e Roberto Guerriero (genitori del medico) augurano a Massimiliano di rimettersi al più presto, certi che quanto prima tornerà in Italia con un bagaglio esperienziale notevolmente arricchito sia dal punto di vista umano che professionale.