A proposito di acqua
In passato, uno dei maggiori punti dolenti di Termoli, di cui anche noi ci siamo più volte occupato, era rappresentato dall’impianto di depurazione del Porto che, oltre a trovarsi in una posizione infelice — a ridosso del Borgo Vecchio, fiore all’occhiello della città — risultava inadatto, sia per capacità che per gestione del carico organico inquinante, a depurare adeguatamente tutte le acque reflue in arrivo. Puntualmente, soprattutto durante la stagione estiva, si registravano forti lamentele e denunce da parte di residenti, turisti e villeggianti, che portarono anche all’intervento delle autorità di controllo e della Magistratura.
Negli ultimi anni, grazie a opportuni interventi tecnici e impiantistici, la situazione è notevolmente migliorata. Tra questi, spicca la realizzazione della nuova stazione di pompaggio nel Parco comunale “Girolamo La Penna”, che convoglia parte delle acque reflue verso l’impianto di depurazione di Pantano Basso, e l’attivazione dell’impianto ubicato in contrada Sinarca, contribuendo così ad alleggerire il carico sull’impianto del Porto. Tali interventi hanno praticamente eliminato, quasi del tutto, l’impatto negativo, sia in termini di percezione che di effettiva funzionalità. Ne è una prova concreta la cessazione delle rimostranze, come in passato, da parte dei cittadini.
Detto questo, con la proroga di quindici anni dell’affidamento del sistema idrico integrato da parte del Comune alla società Acea Molise, si giunge a un momento cruciale: l’avvio, finalmente, del percorso completo che porterà alla delocalizzazione dell’impianto di depurazione del Porto.
In questo contesto, tuttavia, le forze politiche di minoranza presenti in Consiglio regionale hanno sollevato proprio oggi ipotetiche complessità sul piano politico-amministrativo legate a questa soluzione. Ci si chiede come mai, solo ora, dopo trent’anni dalla scelta lungimirante — sebbene all’epoca poco condivisa — dell’Amministrazione di Termoli di affidare a una società esterna la gestione del servizio idrico, si assumano tali posizioni. Una scelta che, oggi, ha fatto della città un modello in Italia, con una perdita fisiologica di circa il 23% del prezioso liquido, un risultato particolarmente rilevante nell’attuale contesto di crescente attenzione all’acqua.
L’auspicio è che queste nuove “questioni”, se non strumentali ma realmente sostanziali, vengano affrontate con tempestività e chiarezza, così da garantire la prosecuzione di un percorso, da lungo tempo iniziato, favorevole per l’intera comunità termolese.