Sessant’anni, l’età della vera e compiuta maturità. Di solito a quel traguardo ci si arriva dopo aver alle spalle tanti e tanti anni di lavoro ma senza ancora essersi messi a riposo, dopo essersi costruiti magari una famiglia o anche no, con una casa acquistata con sacrifici, con una profonda consapevolezza di sé e con la considerazione rispettosa degli altri. Tanti anni dietro di sé, ma anche un ampio scorcio di vita davanti. Da praticare con entusiasmo fra gli affetti ed i sogni, che quelli non si assopiscono mai. Che bella età, questa età.
L’adolescenza, invece, è la vita che si apre ma anche tutte le incertezze e indecisioni, un po’ di capricci e di supponenza, conflitti mal controllati con tutto il resto del mondo. Ci si sente ribollire dentro ma una direzione da prendere, quella si fa fatica a individuarla. E allora ci si perde un po’ nei propri crucci e magari si butta via il tempo che potrebbe essere utilizzato per studiare, per guardare e rapportarsi con il mondo, per far crescere dentro gli ideali su cui poi la vita si disegnerà. Che età difficile, questa età.
Ora, dite voi: la regione Molise, che compie gli anni, vi sembra più un sessantenne o un adolescente?
A questo traguardo ci arriva con ancora tante le sfide da affrontare, tante incertezze, senza un vero progetto, realtà complicata e complessa che si cerca di nascondere con le solite, le tante promesse che qualcosa si realizzerà pure negli anni a venire.
La regione Molise si presenta a questo traguardo con l’obbligo di fare un bilancio del percorso compiuto, una sintesi degli obiettivi raggiunti, un bagaglio di cose fatte e di altre solo tentate. Perché solo così si costruisce un programma, vero, per i decenni a venire. Questo andrebbe però disegnato da una politica locale che dovrebbe avere, ora come allora, una visione d’insieme. Che sia in grado di utilizzare in maniera complementare le risorse del PNRR e quelle dei Fondi Europei disponibili, con un piano strategico d’investimento che orienti la spesa e distingua le opere strategiche per lo sviluppo da quelle funzionali alle strategiche. Proprio perché si hanno sessant’anni, ancora una volta la parola d’ordine dovrebbe essere “accelerare”, spendere presto e bene le risorse a disposizione elaborando strategie di crescita per assicurare una “rinascita sostenibile” capace di tradursi in azioni ed interventi effettivi e non più procrastinabili. Servirebbe definire asset strategici per la nostra regione, che sono la “transizione verde”, la “transizione industriale”, la “transizione energetica e digitale”.
In Molise, da sempre ma ancor più lo si coglie oggi, mancano politiche per lo sviluppo, industriali e per il turismo, per l’artigianato e per l’agricoltura, vere politiche energetiche e per la salvaguardia del territorio, sulla sicurezza e per la formazione… senza le quali sarà difficile cogliere le sfide del futuro. Per non dire dell’attenzione che serve per le persone, con una sanità rispettosa dei diritti e con una pubblica amministrazione tutta orientata al benessere ed alla salvaguardia della coesione sociale.
Lo spopolamento e la crescita vicina allo zero rappresentano un dato allarmante per la sopravvivenza del Molise, punti che vanno superati prima dell’attuazione del disegno di legge di autonomia differenziata con target condivisi, stabilendo, proprio partendo dai dati territoriali, nuovi livelli essenziali di prestazioni (LEP) per non restare indietro e ridurre invece i divari nelle condizioni di vita, nei servizi e nelle opportunità offerte alle donne e ai giovani, alle famiglie, all’intera società.
Per il Molise la prima sfida, indispensabile e ineludibile, è proprio il coraggio e la capacità di attuare una vera discontinuità con ciò che sino ad ora è stato fallimentare per la nostra regione. Appunto: un atteggiamento da responsabile sessantenne e non da indeciso adolescente.
Dobbiamo, anche da noi come altrove si fa, rispondere a due necessità, una è l’emergenza, l’altra è la ripartenza con una soluzione originale e specifica sulla quale devono avanzare entrambi i processi.
In una realtà altamente vulnerabile serve un’idea di sviluppo che renda davvero il Molise una regione autorevole sui tavoli nazionali ed europei, ben amministrata a livello regionale e fin nel più piccolo comune, percepita dai suoi abitanti come una entità positiva, che si prende cura e a cui dare fiducia. Basta, allora, alle tante opportunità sprecate, alle tante problematiche irrisolte che ci trasciniamo da anni, dal tema del lavoro che manca alla mai assicurata garanzia della salute, alla mobilità e alla viabilità disastrata, all’istruzione e formazione mai praticata compiutamente.
Nei giorni del compleanno, al di là delle celebrazioni e della retorica, a molti di noi il Molise appare ancora troppo fragile, con la necessità di un ripensamento complessivo e bisognoso di una riprogrammazione rispetto a sessant’anni fa, alla ricerca di strumenti nuovi per poter sopravvivere, stanchi come siamo di essere troppo spesso in fondo alle classifiche.
E siamo agli auguri di inizio anno. Con l’ottimismo che si fa progetto siamo convinti che insieme possiamo invertire la rotta, superando lentezze e paure, dialogando fra soggetti che rappresentano interessi differenziati ma conciliabili, con una politica che si fa servizio e non mero esercizio del potere, con l’orgoglio molisano che tutti ci riconoscono. Con la posatezza e la determinazione dell’età matura e non con l’incertezza dei primi passi, tanto per capirci. Schiena dritta e sguardo all’orizzonte. Ancora pochi giorni di pausa e di festa fra i sentimenti familiari, e poi tutto riparte. E, anche da noi e per tutti noi, la ripartenza ci sarà.
Buon anno, caro e amato Molise.
Tecla Boccardo