C’è ancora chi non si rassegna, chi è convinto che quei cancelli presto riapriranno e tutti torneranno a lavorare e a produrre. È giusto che sia così? Non bisogna mollare neanche quando la realtà dell’Ittierre e dello Zuccherificio è la metafora esatta del disastro industriale e sociale molisano? La realtà suggerirebbe di prendere e scappare, ma i lavoratori, giustamente, non vogliono arrendersi anche se a volte resistere appare un’illusione.
“Le aziende sono anche nostre e qui dobbiamo tornare, questo è il nostro lavoro”. Le parole di chi ha speso una vita a lavorare sono pesanti come macigni, uomini e donne vogliono a tutti i costi mantenere una flebile speranza di ritorno alla normalità. La politica continua ad illudere per attrarre consensi e voti, ma in questo modo non si fa altro che giocare con la vita di gente che non ha più voglia di giocare e che vede il suo futuro nero. Anni di cassa integrazione, mobilità, che vita è?
Ci si sente inutili, un peso per la società, questi lavoratori pagano colpe di altri. Hanno ancora la forza di lottare e quando sembra esserci una piccola luce in fondo al tunnel, ecco che si ripiomba nell’oscurità. Siamo davvero sicuri che grazie al riconoscimento dell’Area di Crisi si possano risollevare le sorti di queste due storiche aziende molisane? Nessuna delle due ha avuto fortuna negli ultimi anni, inutile stare qui a ripercorrere tutte le storie e le vicissitudini passate: tempo perso! La classe politica ha tentato di risollevare le sorti dell’Ittierre e dello Zuccherificio, ma ha fallito miseramente, non solo per colpe ad essa attribuibili, ma anche per colpe di avventurieri e mascalzoni che hanno cercato di arricchirsi sulle spalle altrui.
Le due aziende molisane stanno seguendo le stesse orme della più blasonata Termini Imerese; ogni cinque o sei mesi dal cilindro venivano fuori i salvatori della patria che non avevano le spalle e nemmeno la credibilità per sostenere un piano industriale degno di questo nome. Così, sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie, si è fatta un po’ di propaganda per tirare avanti e gettare fumo negli occhi. Ci resta così una società di pensionati e di cassintegrati, i giovani se ne vanno, ma ci vogliono i soldi anche per emigrare.
Ci si può battere per la cassa integrazione, per la giusta pensione, ma se l’economia e la società non si muovono, e non propongono occasioni di crescita, di emancipazione, dove va a finire questo Molise? E’rimasto un grande vuoto industriale che chissà se e quando potrà essere colmato. Ora è rimasta sola la Gam, speriamo che almeno il settore avicolo possa avere migliore fortuna.
Non resta che attendere gli sviluppi delle operazioni industriali in corso. Qui in Molise la gente si è battuta per conquistare una vita dignitosa. Purtroppo si sta distruggendo tutto, questa è la verità. È stato deprimente assistere a questo mesto spettacolo. La politica, poi, ha perso da tempo ogni credibilità: i privilegiati non cambiano mai. Come soleva dire una persona saggia: “Chi è sazio al digiuno non ci ha mai creduto”.
Anche i sindacati hanno le loro colpe, su questo è meglio essere chiari. L’attivazione dell’Area di Crisi è l’ultima spiaggia per questa Regione; se la politica non fa il suo mestiere nel modo corretto, insieme ai sindacati e agli imprenditori, non vi può essere altro che caos e desertificazione. I molisani non vogliono morire poveri e arrabbiati.