di Pietro Tonti
Isernia- Una piccola cittadina che ha la velleità amministrativa di sentirsi una metropoli.
Almeno questo trapela dagli amministratori locali. Non si spiegherebbe altrimenti come si possa interpretare la mancata ordinaria amministrazione; le normali manutenzioni al verde pubblico, ai marciapiedi e ai corsi d’acqua.
Non è uno scarica barile quello che emerge dalle posizioni degli amministratori locali, è semplicemente una visione distopica di un paesello visto come una grande città, dove si progettato grandi cose, si pensa alla grandiosità di finanziamenti futuribili, allontanandosi dalla realtà e dai bisogni reali del cittadino.
L’ordinario diventa straordinario, nessuno si rimbocca le maniche come si dovrebbe nel proprio orticello e scende nei problemi reali. Se i corsi d’acqua del Sordo e del Cavaliere scorrono sotto centinaia di bottiglie di plastica; se la manutenzione delle rave, del verde pubblico e di qualsiasi altro bene della città vengono lasciati a loro stessi, si trovano cause politiche, ereditate da precedenti amministrazioni; buchi nei bilanci comunali e altre scuse anche plausibili per non intervenire in alcun modo.
Rimandare a domani in attesa di calende greche mentre la pulce Isernia ha il sogno chimerico di essere un elefante per gli amministratori e lentamente muore.
La messa in quiescenza di un unico operaio per raggiunti limiti di età, il quale con la sua abilità, da solo riusciva a garantite quel minimo di interventi su svariate ordinarie problematiche, ha fatto precipitare nel baratro le manutenzioni quotidiane.
Se solo l’impegno di una persona riusciva a tamponare le tante piccole emergenze cittadine, si offre il senso di come non ci vorrebbe poi molto per assicurare quegli interventi manutentivi di cui si sente la necessità in ogni quartiere. Forse è il caso di adottare formule pragmatiche e meno retoriche? Certamente, si risponda “presente” alla popolazione del paesello!