di Pietro Tonti
Lo possiamo definire stato di terrore perenne, quello che oramai da quasi tre anni, attanaglia la popolazione italiana, costretta a subire e ingerire grossi quantitativi di psicofarmaci per accettare una vita sempre più proiettata verso privazioni e povertà.
Prima il Covid ora la guerra, minacce all’incolumità personale, mai sopita, mai disattesa nelle grandi prese di posizione del Governo. Prima il lockdown, poi green e super green pass, obblighi vaccinali, perdita del lavoro per i cinquantenni che non hanno accettato supinamente la scellerata imposizione antidemocratica.
Ora la guerra, con essa la negazione della speranza di un futuro roseo negata da tasse e aumenti sempre più insostenibili, sempre più inconcepibili. Emblematico il pensiero di una bambina molisana della prima media: ”se dobbiamo continuare così, mamma non è meglio morire?”
Questa affermazione la dice lunga sulla negazione della vita, delle elementari regole di socializzazione, che in questo lungo periodo hanno minato le menti anche dei più piccoli, i nostri figli, costretti a rifugiarsi in casa, a mascherine continue, a evitare feste e momenti aggregativi, con la conseguenza di aumentare esponenzialmente le cure con il ricorso a psicologi e psichiatri.
Sta avanzando una società malata, allineata perfettamente a quel pensiero nichilista di cui parlava in tempi non sospetti il filosofo Nietzsche, esaltata dal nichilismo giovanile riportato dal filosofo Umberto Galimberti come presenza inconsapevole di un ospite inquietante che produce la mancanza di qualsiasi riferimento e genera un disorientamento totale.
L’ accelerazione data dalle emergenze di questo lunghissimo periodo ha minato le menti di giovani e meno giovani, che non vedono più la luce in fondo al tunnel. Dio è Morto secondo Nietzsche, mai fu più attuale di oggi il suo pensiero, questa epoca porta una realtà che non ha senso.
Dio è Morto ciò è evidente, basta osservare la realtà. Il ritorno alle paure ancestrali della morte, delle malattie, delle privazioni, della guerra, della povertà. Tutto moltiplicato all’infinito in 29 mesi vissuti in un senso di angoscia generale, che ha cancellato sulla lavagna mentale ogni aspettativa di benessere, di crescita, di futuro per una larga maggioranza di persone, private finanche della libertà individuale per molti e del lavoro, come diritto fondamentale all’esistenza in vita.
Le gravi responsabilità del Governo in tutto questo stato di assoluta precarietà e incertezza, la politica relegata a ruolo passivo a fiducie su ogni argomento pur di tenere in vita il governo tecnico di Draghi.
Resta l’unica aspettativa che i tempi cambiano e quel Giambattista Vico nei suoi “corsi e ricorsi storici”, assunto quale baluardo per guardare al futuro con aspettative di cambiamento. Qualora si possa ancora parlare di futuro, se resterà qualcosa ancora di umano, se la prima guerra atomica non cancellerà, anche quella necessaria resilienza che ci induca a credere e a sperare in un domani migliore.