Bancarotta Como Immobiliare: Difensore dell’imprenditore molisano patron dell’Acqua Minerale Santa Croce, con interessi in Abruzzo, annuncia risposte a contestazioni interrogatorio di domani lunedì 31 gennaio a Roma.
ROMA – “Lunedì mattina risponderemo a tutte le contestazioni ricostruendo punto su punto la storia della società immobiliare facente capo al mio assistito che è arrabbiato ed esterrefatto per aver subito la violenza della restrizione della libertà personale dopo che nella fattispecie ha lavorato per il salvataggio. Dalle carte emergerà in maniera chiara che non c’è stata distrazione di fondi, né tantomeno arricchimento personale”.
Così il professore Alessandro Diddi, del foro di Roma, legale dell’imprenditore molisano Camillo Colella, patron dell’acqua minerale Santa Croce, finito l’altro ieri in carcere ad Isernia con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento della società immobiliare “Como” srl, provvedimento verso il quale è ancora pendente un ricorso in cassazione con il quale è stata contestata la decisione del tribunale di Roma risalente al 2019.
Colella, oltre nel campo immobiliare, ha interessi nel settore delle acque minerali, sia in Molise che in Abruzzo con l’acqua Santa Croce, marchio di livello nazionale, in particolare a Canistro, nella Marsica, con le sorgenti Sant’Antonio Sponga, concessione per la quale da tempo ha un contenzioso legale ed amministrativo con la Regione Abruzzo.
L’interrogatorio di garanzia è stato fissato per lunedì alle 9,30 a Roma dove il 60enne imprenditore verrà trasferito da Isernia. Colella era finito ai domiciliari nel 2015 con l’accusa di frode fiscale su una inchiesta della Procura della repubblica di Avezzano (L’Aquila), vicenda poi chiarita nelle accuse più gravi.
Per Diddi, si tratta di “una misura abnorme, sproporzionata” visto che non ci sono i pericoli di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato. “Ci difenderemo con ogni mezzo — spiega ancora Diddi, già difensore di Salvatore Buzzi nel processo nella Capitale denominato ‘mondo di mezzo’-. Dimostreremo le finalità protettive e assolutamente non distrattive che ha perseguito l’ingegnere Colella nella gestione della società che era la cassaforte del Gruppo e che ha cercato in tutti i modi di mantenere in piedi”. In riferimento al ricorso in Cassazione contro la sentenza di fallimento ancora pendente, Diddi sottolinea che “c’è la sensazione che l’arresto sia finalizzato a condizionare il procedimento in cassazione che noi giudichiamo fondato”.