LAVORATORI DELLE POSTE SOLIDARIETA’ ANCHE NEL MOLISE ALLO SCIOPERO DELLO STRAORDINARIO
Assembramenti e lunghe attese spesso agli sportelli delle Poste Italiane a causa delle carenze di personale creano ovviamente disagi, tanto più in questi periodi di ripresa del contagio Covid.
Ieri ad esempio, ad Isernia alcuni utenti dopo anche oltre un’ora di attesa pur avendo diritto alla chiamata per il ticket, sono dovuti comunque andare via alle 19.05, proprio a causa dello sciopero della straordinario.
E’ ovvio che se ci fosse più personale agli sportelli, e nel tempo ordinario, si eviterebbero le lunghe code.
Per questo occorre solidalizzare con i lavoratori postali scioperanti: è assurdo che a fronte di tanto lavoro anziché potenziare l’organico e ridurre la disoccupazione si chiedono sempre più straordinari, che perciò stesso si pongono anche in violazione delle tutele fondamentali in materia di lavoro, non essendo più dettati dall’eccezionalità delle situazioni, ma sono ordinaria conseguenza della mala gestio, figlia delle politiche di privatizzazione, di tagli ed incrementi dello sfruttamento della forza lavoro anche nei servizi pubblici, per spostare le risorse pubbliche verso i profitti del grande capitale privato e il pagamento il debito pubblico ai banchieri.
Politiche attuate per conto di capitalisti e banchieri, storicamente delle destre, ma portate avanti in questi ultimi trent’anni anche dal PD liberale e più in generale dal cosiddetto centrosinistra, ahinoi anche con il sostegno della dirigenza sinistra chiamata “radicale” dal PRC di Bertinotti sino delle attuali suoi epigoni parlamentari), ma di fatto alleata di quei governi da Prodi D’Alema e via dicendo, nel solco di una “socialdemocrazia riformista” persino involuta.
Ecco perché le classi popolari anche a livello locale, ed anche a fronte dei disagi, devono solidalizzare con gli scioperanti; ed ecco perché occorre unire tutte queste lotte dei lavoratori, anche partendo dalla nostra provincia, nella vertenza più generale dell’intero mondo del lavoro: il lavoro che c’è va ripartito fra tutti, attraverso una drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga. 30 ore pagate 40, unitamente all’abolizione della legge Fornero, per il diritto alla pensione a 60 anni o dopo 35 anni di lavoro; una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco e la cancellazione del debito pubblico verso le banche con la loro nazionalizzazione, come fonte di finanziamento di tali misure.
Paghi chi non ha mai pagato, rovesciando il paradigma imposto dal capitale per il profitto di pochi a spese del resto della società.