di Pietro Tonti
Due facce opposte della stessa medaglia. Crisi commerciale e mancanza di lavoro, una Isernia disperata e commercialmente alla canna del gas, mentre i magnati della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) investono milioni di euro su Isernia per realizzare capannoni industriali per collocare i maggiori brand dei supermercati nazionali.
In un momento di forte crisi commerciale, rilevata dal crollo delle filiere industriali già da oltre un decennio; la mancanza di lavoro e le chiusure di imprese artigiane e commerciali su Isernia città, con le serrande abbassate sui principali corsi principali che offrono un quadro fosco della realtà cittadina, diventa inspiegabile come la grande distribuzione organizzata, quindi i grandi gruppi dei supermercati, trovino terreno fertile proprio in città per investire ingenti somme di denaro al fine di inaugurare migliaia di metri quadri dedicati alla vendita al dettaglio.
Stranamente non chiudendo poi le attività esistenti, incrementandone di nuove, come è accaduto con la recente inaugurazione dell’Eurospin a Isernia Nord, facendo restare il punto vendita al bivio del quartiere San Lazzaro. Gli ammodernamenti dei supermercati Dok; la recente costruzione di un altro capannone industriale dedito all’ennesimo supermercato in zona Casa Circondariale, alle spalle del Lidle. Un grande supermercato che sarà inaugurato presumibilmente entro pochi mesi a marchio MD già presente in città con due punti vendita in Viale Dei Pentri e in Via Sant’Ippolito.
Sono quindi 12 i punti in città che superano in percentuale anche quelli presenti nel capoluogo di regione che ne ha 24, con una popolazione tre volte superiore a quella di Isernia, dove a Campobasso manca anche il marchio Lidle.
Insomma, vi è qualcosa di veramente anomalo, su una città notoriamente in crisi profonda, spettrale da un punto di vista commerciale e per gli introiti. Eppure Amazon e il web hanno indebolito anche i grossi gruppi, almeno sulla carta, in quanto sul web si compra oramai di tutto, ma a Isernia questa criticità parrebbe non influire sulla GDO. Si osserva un attivismo dei grossi gruppi negli investimenti su una realtà in continuo ed inesorabile spopolamento, investimenti non assolutamente fermati neanche dal covid negli ultimi due anni.
Cosa spinge questi gruppi ad investire? C’è un disegno ampio di rilancio di questa città che anche le nostre istituzioni ignorano? O c’è dell’altro? Cosa sta accadendo che sfugge alla percezione di tutti?