di Pietro Tonti
Rilanciare l’economia è il primo obiettivo anche di questa nostra piccola regione nel post pandemia. Mentre l’industria inizia a riprendersi in tutta Italia, da noi solo flebili segnali, si continua a fare i conti con la mancanza di lavoro e la crisi riguarda soprattutto le attività commerciali e artigianali. Tante hanno chiuso i battenti nel primo anno del covid e quelle che sono riuscite a resistere in questi primi otto mesi del 2021, si trovano già ad affrontare una situazione di aumenti mai verificatesi prima d’ora. Negli ultimi mesi vi è stata un’impennata del costo delle benzine a litro, tanto che per un pieno spendiamo 10 euro in più rispetto al periodo pre covid.
Dal primo ottobre «la bolletta elettrica aumenta del 40%». Sì una percentuale impressionante, che non tiene conto della precarietà delle nostre aziende, già alla canna del gas. Mentre si blatera di piani di rilancio e resilienza, la politica si gonfia con milioni di euro da spendere per le diverse misure, bricioline giungeranno anche al Molise. D’altro canto nei conti della serva, quelli che il cittadino, il lavoratore e il piccolo artigiano o commerciante percepisce, è un totale scollamento tra il dire e il fare.
Fatto sta che i conti non tornano nelle tasche dei molisani, rilanciare un’attività economica con tali aumenti è sempre più difficile, lo è di più in una realtà come la nostra, dove lo spopolamento è inarrestabile e la perdita di posti di lavoro ha raggiunto livelli inammissibili. Non andiamo alla ricerca delle motivazioni di tali aumenti, sono ampiamente giustificati dalla transizione ecologica, dalla maggiore richiesta di gas delle industrie, dalla mancanza della risorsa nucleare; sta di fatto che nonostante i palliativi degli interventi – i cosiddetti ristori – sulle piccole imprese, mai tutelate abbastanza, si abbatte un’altra mannaia o colpo di grazia su segmenti già al collasso.
Nessun condono tombale per le tasse dopo due anni di fermo per tantissime imprese, solo dilazioni spalmate nel tempo che si aggiungono al corrente, alla necessità di scorte di magazzino, al pagamento dei fornitori che hanno atteso fin troppo per essere saldati, ed ora la vessazione di aumenti generici sulle energie, sul trasporto che inciderà inevitabilmente sulla lievitazione dei prezzi al consumo. Qualora fosse possibile, oggi e non ieri per il Molise, sarebbe doveroso per non morire, richiedere al Governo l’applicazione almeno per cinque anni della misura: “zona no tax” estesa a tutta la regione.