Il “Piccolo museo Occhi a candela” apre le porte
Nasce un nuovo museo etnografico tra gli Appennini, si chiama “Piccolo museo Occhi a candela”. Ispirato alla omonima saga della scrittrice e giornalista, Roberta Muzio, il museo ha sede in corso Garibaldi 32 a Frosolone, in Molise, e raccoglie oggetti, foto d’epoca, attrezzi, documenti, dischi, libri dell’Ottocento e del Novecento. L’idea è di raccontare attraverso i materiali e i documenti di una famiglia il vissuto delle generazioni precedenti, la storia del nostro Sud: le partenze Oltreoceano dei tanti molisani in cerca di fortuna; il lavoro instancabile delle donne rimaste sole a badare alla prole; la musica dei grammofoni; i ricordi dolorosi della guerra; la quotidianità dignitosa vissuta nell’Italia di mezzo, tra le montagne; i passatempi, la fede e la rinascita economica dopo il secondo Dopoguerra.
La sede è in una casa del centro storico, chiamata La dimora dell’Incoronata, da dove partono le vicende e si dipana la trama: una miriade di fatti che caratterizza la saga dei Pental uscita dalla penna dell’autrice. Tutte storie vere, inedite, documentate nei due volumi sinora pubblicati: nel 2019 “Occhi a candela” e nel 2020 “Il suono del ferro”. Una storia di famiglia tra Ottocento e Novecento, di un popolo, una storia di donne fatta di sacrifici, lavoro, amore, orgoglio e, infine, rinascita, esattamente come quella che stiamo vivendo in questo periodo di dopo pandemia. La nascita di un museo etnografico parte da un’iniziativa privata e vuole essere un segnale di ripresa culturale, un ritorno al passato per comprendere meglio il presente.
Nel museo si trova anche un’antica biblioteca scolastica in cui sono raccolti circa mille testi dell’Ottocento e fino alla metà del Novecento adottati, soprattutto, nello storico istituto “Fazioli” con annesso convitto. Un’istituzione gloriosa che affonda le radici nel 1751 a seguito di un lascito del sacerdote Giuseppe Antonio Fazioli.
L’appuntamento è per sabato 3 luglio, alle 18, con una visita narrata per scoprire come una storia di famiglia, sulle note della fisarmonica del maestro Michelangelo Vallillo, diventa la storia del nostro Sud.