Un libro e una mostra per l’apertura della nuova porta santa in bronzo nell’antica cattedrale di Guardialfiera

La porta Santa della chiesa di Guardialfiera ha un valore storico-artistico e religioso. Istituita da papa Leone IX nel 1053 – pochi giorni prima che con le sue truppe affrontasse i Normanni a Civitate, dove rimase sconfitto e fatto prigioniero – la porta viene aperta ogni anno il 1° giugno, alla festa del Santo Patrono e concede l’indulgenza a quanti vi entrano col cuore libero.

La venuta del papa fu la premessa per la costituzione della diocesi di Guardialfiera, avvenuta pochi anni dopo e rimasta in vita fino al 1818.

In occasione della sua riapertura, resa quest’anno particolarmente  solenne per la realizzazione della nuova porta bronzea, donata dalla famiglia Ferro e realizzata dalla fonderia Marinelli, Antonietta Aida Caruso ha realizzato la mostra “La porta del perdono” e un libro connesso che fa da catalogo della mostra, oltre che contenere le basi storiche della tradizione e il racconto “Guardia Adalferii avamposto di guerra”, premiato al concorso letterario nazionale “Anime vicine e lontane del nostro patrimonio artistico” indetto dai “Borghi di lettura”.

 

 

La mostra consta di 15 tele esposte lungo la navata dell’antica cattedrale dal 1° al 7 giugno.

Sebbene ispirati al fatto storico, sono dipinti contemporanei che vogliono indagare il tema del conflitto, ieri come oggi, sempre presente nella storia dell’umanità. Il conflitto non è solo la guerra, ma anche la difficoltà di vivere in una società competitiva, dove vige il dio denaro, dove la mancanza di riferimenti morali porta l’uomo a ingaggiare battaglie interiori contro demoni sconosciuti.

 

 

Dal conflitto nasce il dolore, il male. Sappiamo che più si risponde al male col male e più si amplifica. C’è solo un modo per superarlo: il perdono. Di qui il titolo della mostra.

La pittura della Caruso esige l’invito a chiudere gli occhi della mente razionale, delle classificazioni e dell’accademismo per immergersi nelle suggestioni delle scene, immaginando i borghi arroccati sui colli circondati da una natura selvaggia, l’humus della terra del Contado di Molise con lo scrosciare del fiume, i sentimenti di un papa costretto a combattere da ragioni di stato e una porta del perdono per i soldati portati a morire in battaglia.

Lo stile è figurativo con una forte componente astratta. Infatti le figure hanno volti senza individualità – come se facessero parte di una dimensione ultraterrena – allestiscono guerre senza il fragore delle armi e spargimenti di sangue, combattono battaglie senza tempo.

Scudi, elmi, cavalli, stendardi appaiono combinati sulle tele con pochi riferimenti spaziali che rievocano il Molise medievale. Le composizioni sono accostamenti di azzurri, rossi, verdi, esaltati dall’oro, che è un colore astratto, senza sfumature e chiaroscuri, delimitati da segni decisi, per dare forza epica al racconto visivo. L’incompiutezza delle figure, l’indeterminazione delle linee di composizione, fatte di segni e colori indipendenti dal reale, sono questo tentativo di andare oltre la storia, oltre il visibile: una pittura che intende penetrare nella dimensione parallela dell’immaginazione, al fine di creare un mondo sognato dai bambini, gli unici che possono accedere a mondi paralleli, fuori dal rumore circostante, scenario senza tempo.

Il libro che accompagna la mostra ha una prima parte storica presente nella prefazione del prof. Antonio Mucciaccio, ma sostanzialmente è un racconto di fantasia. I racconti medievali hanno il fascino del mistero, del prodigio, del sacro che interviene nel reale. E occorre accostarsi alle tele e al racconto aprendosi alla suggestione, affinché l’immersione nell’arte diventi anche immersione nel profondo di noi per rendere visibile l’invisibile che è dentro di noi.

Ammirevole la porta in bronzo modellata dalla scultrice Paola Patriarca che reca incise le formelle degli antichi rilievi scultorei presenti nelle murature della chiesa. In questo evento scultura, pittura, storia, musica e narrativa si sono date appuntamento, creando una giornata di grande espressività ed emozione.

Molti i partecipanti all’evento:

Oltre i saluti del Sindaco Enzo Tozzi e della consigliera Itala Trolio, dei presidenti del centro Studi Molise Gianni Di Risio e della Proloco Angelo Antenucci, sono intervenute le due artiste.  Poi vi sono stati i due interventi critici della prof.ssa Ferrante, per la parte letteraria e del prof. Narducci, per la parte artistica, intervallati da brani musicali inediti composti dalla Subart. Particolare risonanza ha prodotto la recitazione di Michela Della Penna, il suono del flauto armeno di Luca Mastrogiuseppe e il canto di Roberta Di Lorenzo. La mostra, ampiamente visitata il primo e 2 giugno, resterà ancora esposta fino al 7 giugno, anche se la porta si è chiusa il 2 a sera e tale resterà fino al 1° giugno dell’anno prossimo.