D.ssa Francesca Capozza
Psicologa Psicoterapeuta
Bambini e web, un rapporto che non può tradursi in un connubio. Non sono infrequenti le notizie di bambini adescati sul web o bullizzati o, ancor peggio, istigati al suicidio. Non si può far finta di niente, ritenendo che al proprio figlio non accadrà nulla di simile. Occorre fermezza e coerenza.
Da psicologa lancio un appello ai genitori affinchè i bambini non siano destinatari di cellulari, tablet e dispositivi simili in quanto, oltre ai danni relativi alla ricezione di onde elettromagnetiche, alla perdita di concentrazione, alle difficoltà di vista, di apprendimento, all’ aggressività, all’isolamento sociale, all’alterazione della qualità del sonno, ecc.. conseguenti l’uso, esiste una vasta gamma di pericoli inerenti la sicurezza psicologica, emotiva, nonchè fisica dei bambini che possono facilmente ed in qualunque momento divenire preda di violenza altrui fino alle più estreme conseguenze.
I genitori dei giovanissimi, quindi non di fanciulli, non di bambini, che iniziano ad avvicinarsi all’uso di smartphone e tablet possono utilizzare sicuramente almeno 3 strategie per favorirne un adeguato utilizzo che non si tramuti in abuso: la prima è quella del dialogo e della condivisione continuativa con i propri figli rispetto alle modalità di utilizzo del cellulare, rispetto agli argomenti e contenuti, ai temi a cui possono avere accesso; la seconda strategia consiste nel farne un utilizzo limitato nel tempo. Il problema reale è che infatti spesso l’impiego di questi dispositivi diventa un riempitivo del tempo libero extrascolastico che hanno a disposizione i figli.
Una modalità per tenerli “buoni” e composti. Pertanto tale seconda strategia consiste nel ridurre il tempo di utilizzo, legandolo esclusivamente al conseguimento di obiettivi specifici di formazione, didattici o ludici e di svago, andando però ad aprire un confronto genitori-figli su cosa si intenda per “svago e divertimento”; la terza strategia è il sostenere sempre nei propri figli la partecipazione ad attività “reali” e concrete culturali, sportive, di associazionismo, attività di incontri con i propri coetanei in cui i giovani possano mettere a frutto e quindi sviluppare una sempre maggiore competenza cognitiva, emotiva e relazionale, in modo tale da costruire un bagaglio di life skills, cioè di competenze biologiche, psicologiche e sociali, che possano essere utili per fronteggiare le sfide della vita quotidiana e fornire la capacità di comprendere come filtrare e utilizzare in maniera autonoma, quando saranno adulti, i dispositivi elettronici messi a disposizione, senza rischi ed in tutta sicurezza.