Ancora Sanità, ma questa volta non si parla di tagli ai servizi ma di fatture e appalti milionari. Martedì u.s. la Procura di Lanciano ha disposto l’arresto di due persone nell’ambito di un’inchiesta sul servizio lavanderia curato dalla società Publiclean per conto della Asl Lanciano-Vasto-Chieti.
Agli arresti è finito il titolare della società, Antonio Colasante. L’inchiesta nata lo scorso anno riguarderebbe un giro di fatture per servizi esterni, in particolare lavaggio di biancheria ospedaliera nei nosocomi di Lanciano e Casoli e di strumenti chirurgici da sterilizzare, appaltati dalla Asl ad una impresa di Colasante.
L’imprenditore è una vecchia conoscenza del Molise perché nel 2007 lanciò il quotidiano TuttoMolise e, soprattutto, perché con un’altra società, la Hospital Service, ancora oggi gestisce le lavanderie degli ospedali molisani dopo aver vinto un maxi appalto milionario lievitato da 19 a oltre 40 milioni di euro e avvolto da tanti dubbi. Gli stessi dubbi che il MoVimento 5 Stelle Molise ha raccontato già nel 2012 in questo articolo e con questa ricostruzione.
Nel 2005 l’Asrem bandisce la gara d’appalto per il servizio lava-nolo (lavaggio e noleggio di biancheria ospedaliera) che viene vinta dalla Hospital Service di Colasante, ma le altre due ditte concorrenti fanno ricorso per irregolarità. Il Tar Molise accoglie la richiesta di sospensiva e annulla la gara d’appalto rilevando che “la commissione di gara ha determinato i criteri di valutazione per l’aggiudicazione solo dopo aver aperto le buste delle offerte” e “che la ditta Hospital Service non aveva prodotto alcuni documenti obbligatori”.
La sentenza è confermata dal Consiglio di Stato che riconosce anche il risarcimento danni alle ditte “perdenti”. L’Asrem bandisce una seconda gara, ma le stesse ditte presentano nuovo ricorso al Tar, questa volta per denunciare irregolarità nella costituzione della commissione.
Prima che il tribunale si esprima in merito a questa gara, l’Asrem ne bandisce una terza e anche questa volta due ditte fanno ricorso ancora per irregolarità nella costituzione della commissione di gara. Senza addentrarci nei tecnicismi il Tar sospende questa terza gara, ma nonostante questo l’Asrem aggiudica l’appalto alla Hospital Service. Poco dopo il Tribunale annulla definitivamente la gara e, quindi, anche l’aggiudicazione dell’appalto alla Hospital, perché “è viziata la nomina della commissione aggiudicatrice”.
La Hospital fa appello al Consiglio di Stato ma a quel punto avviene qualcosa di inspiegabile: le ditte che avevano avuto ragione nei diversi gradi di giudizio, impegnando ingenti risorse economiche, rinunciano agli effetti della sentenza del Tar e la Hospital vince definitivamente l’appalto.
Non è finita: ad aprile 2012 l’Asrem si rende conto che l’importo annuale a base di gara di 2 milioni 118.269 euro era lievitato a 4 milioni 610.742. L’azienda sanitaria giustifica questa “distrazione” ammettendo un erroneo calcolo del fabbisogno “presumibilmente” derivante dal fatto che la stima originaria era riferita ad un solo ospedale (affermazione non vera, come si evince dal capitolato d’appalto del bando di gara)
Altra anomalia. A norma di legge, essendo l’aumento riscontrato superiore ad un quinto della spesa prevista a base d’asta, l’Asrem dovrebbe bandire una nuova gara d’appalto per le prestazioni che non rientrano nel bando iniziale. Ma a maggio 2012, senza indire una nuova gara, l’Asrem affida direttamente alla ditta Hospital Service anche il servizio per ciò che non rientrava nel bando di gara iniziale.
Già nel 2012, quindi prima ancora di entrare in Consiglio regionale, abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica che dopo cinque anni ancora attende risposta. Forse è giunto il momento di fare chiarezza su un appalto di questa importanza e caratterizzato da così tante stranezze.