di Pietro Tonti
Le scuole primarie e secondarie di primo grado, elementari e medie per intenderci, aprono e chiudono a singhiozzo nel Molise, costringendo alunni, genitori, personale docente, ATA e sindaci a iperbole invereconde, stimolate da un Ministro che continua a ribadire le scuole devono restare aperte in presenza.
Il comitato tecnico scientifico nazionale non decide, bloccato dalla volontà espressa politica di non farlo, mentre sarebbe necessario chiudere anche le scuole inferiori per contenere la curva del contagio.
Ed ecco che vediamo le aperture e chiusure ad intermittenza nel Molise, un caso di positività e si chiude la classe, si mette in quarantena, poi si attende la chiamata dell’Asrem per i tamponi, sempre più tardivi, si sanifica l’aula e poi si ritorna a scuola; poi di nuovo un caso e si ricomincia da capo.
Tutto oramai è nelle mani dei sindaci. Il Governo non si assume responsabilità, troppo impopolari, costringere i genitori a casa per la didattica a distanza e chi paga?
E il carosello continua. Molti sindaci virtuosi, come quelli di Capracotta, Carovilli, Colli, Montaquila, ma anche Campodipietra e Pietracatella, decidono di chiudere ma sempre senza regole dettate dall’alto, si orientano con il sestante del contagio e con il vento delle positività ad occhio. Eppure i dati li conoscono tutti oramai e ben sanno che l’amplificazione del virus nelle famiglie ai nonni contribuiscono in larga misura i trasporti degli studenti e le stesse scuole a portarlo nelle case, ma niente non ci siamo ancora.
Si cammina lentamente con il freno delle decisioni tirato, mentre il virus riempie i reparti di malattie infettive e le terapie intensive del Cardarelli, senza tregua per i sanitari, ma i settori sono talmente lontani da poter interagire tra loro che sembrerebbero parlino un’altra lingua.
Strano, i dati del contagio quotidiano li leggono tutti, come i decessi, ma siamo passati alla fase del “panta rhei”, rispetto a quella della prevenzione prima della cura. Anche il sistema scolastico altalenante non chiude in presenza, costringendo anche gli alunni a studiare a singhiozzo, limitando l’apprendimento.
Non era meglio una buona didattica a distanza costante e puntuale, rispetto alla presenza castrante con mascherina e alunni legati al banco nella negazione della libertà di movimento e alle attenzioni vanificate dal virus quotidianamente per 6/7 ore al giorno?
Poi la beffa, i casi aumentano e ci avviamo inesorabilmente lungo la strada della chiusura totale di tutto, con buona pace delle indecisioni di chi è pagato profumatamente per agire in tempo e scaricherà come sempre le responsabilità sul popolo disattento: popolo sovrano si, ma fesso no!