di Pietro Tonti
Non stiamo qui a puntare il dito su tizio e caio e non vorremmo entrare nell’agone delle responsabilità dei singoli, o in quelle politiche di parte. Vogliamo solo descrivere in una maniera asettica l’attuale momento della sanità regionale.
La situazione epidemiologica, l’assistenza parrebbe essere sfuggita di mano ai signori della stanza dei bottoni dell’Asrem questo è chiaro e si tenta con forte ritardo di tappare il buco nello scafo della barca che lentamente affonda con pezze e cotone idrofobo.
E’ mancato il tracciamento puntuale e preciso degli asintomatici. E’ mancata la distribuzione capillare di laboratori per eseguire i tamponi distribuiti su tutto il territorio nei singoli nosocomi.
Non si doveva attendere lo scoppio della pandemia costringendo a file estenuanti (soprattutto in provincia di Isernia la popolazione con circa 100 mila persone) a rivolgersi ad un unico punto prelievi a Venafro, imploso miseramente.
I luminari pagati per gestire e prevedere, mettere in sicurezza la popolazione, per quale motivo non hanno previsto questo scenario e non sono intervenuti anzitempo per arginare i contagi che ora appaiono irreversibili?
In Molise non sappiamo più chi è contagiato e chi no; non sappiamo se in mezzo a noi circolano liberamente asintomatici o positivi. Cosa è accaduto? “Chi doveva provvedere alla sicurezza sanitaria prevedendo un ritorno del virus l’estate scorsa, ha preso sottogamba la situazione, credendo che il peggio fosse passato?”.
Nella prima ondata del virus vi sfidiamo a ricordare qualche persona a voi conosciuta che ha contratto il covid. Ora ogni giorno appuriamo che il conoscente, l’amico di sempre ha contratto il coronavirus.
La ciliegina sulla torta è comunque stata offerta dall’incapacità di tracciamento, aggravato dall’esecuzione dei tamponi in laboratori privati, in cui pur risultando la positività delle persone, in tanti non sono stati segnalati all’Asrem per negligenza o scarica barile tra laboratori analisi e medico di base dei pazienti.
I numeri quindi dei contagiati è falsato e si tenta a distanza di oltre un mese dal danno, di correre ai ripari – come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati – dando solo ora la possibilità a tutti gli ospedali di eseguire i necessari tamponi di tracciamento.
E’ una sanità che viaggia in modalità slow-motion, mentre il virus è su una Ferrari testa rossa lanciato a 300 chilometri l’ora.
Arcuri ha stanziato 4,5 milioni di euro per rafforzare le terapie intensive che nel Molise tra pubblico e privato se ne contano una trentina .
Si aggiungeranno altri 14 posti letto attrezzati, ma solo tra 4 mesi. L’inizio dei lavori è previsto a fine ottobre, troppo tardi se non si argina il covid con ogni mezzo, potrebbe essere un tempo biblico; mentre il sistema sanitario regionale, potrebbe implodere da un momento all’altro.
I numeri delle terapie intensive non lasciano spazio a pensieri ottimistici: 8 più due al Cardarelli; 6 al Veneziale di Isernia e 5 al san Timoteo di Termoli. Considerando che già 8 letti sono occupati – dati di ieri – al Cardarelli resterebbero solo due posti disponibili, ma la preoccupazione è per chi necessita di ricovero in terapia intensiva no covid: come si curano nel Molise i pazienti normali? Sono sufficienti le terapie intensive attuali per far fronte a questa emergenza? Se si dovessero utilizzare anche le terapie intensive degli altr ospedali per i malati covid, vi è la necessaria separazione tra covid e non covid? Domande a cui non abbiamo certezza dall’Asrem.
Ad oggi il privato accreditato non ha contratti come nella prima fase dell’emergenza e i nove posti disponibili in terapia intensiva, certamente non possono essere utilizzati solo per pazienti infettati senza specifiche vie di fuga, qualora fosse possibile.
Potrebbe richiedersi necessario in uno scenario più drammatico, ma possibile, ricorrere alla sanità extraregione come è già accaduto nella prima fase, ovvero, trasferire chi necessita di terapia intensiva in altri ospedali fuori regione che hanno capienza; appare questa l’unica via di fuga dal disastro sanitario in corso.
Pensare che nella prima fase della pandemia a Marzo/Aprile era l’Asrem molisana ad ospitare nei propri reparti di terapia intensiva i provenienti da altre regioni al collasso, ed ora ci dovranno restituire il piacere, cosa che non avremmo mai voluto che accadesse.
E mentre si registra l’aumento anche dei ricoveri in Malattie infettive del Cardarelli, (ieri 26 in attesa del bollettino odierno) per il Governo tutto va bene, siamo in zona gialla, tutto aperto, scuole elementari e medie in presenza e il coronavirus avanza in Molise senza grandi ostacoli. non fateci incazzare affermando che questo è procurato allarme, siamo pronti a recarci in Procura con dati e testimoni per avvalorare i fatti che descriviamo senza alcun timore. Chi è nella ragione non deve temere alcunchè.