GranoSalus, un’associazione sconosciuta, accusa Barilla, La Molisana, Voiello, De Cecco e altri marchi di produrre pasta contaminata. La questione diventa virale ma la notizia è inattendibile
Da due giorni è diventata virale la notizia diffusa dall’associazione GranoSalus che accusa la pasta venduta da grandi marchi come Barilla, Voiello e De Cecco di essere contaminata da DON (micotossina), glifosato e cadmio. Ma c’è di più, secondo l’associazione la presenza di queste sostanze, oltre a portare alla luce un rischio per i cittadini, sarebbero la prova lampante che la pasta è stata prodotta da una miscela di grano duro nazionale e frumento importato dal Canada, anche quando i produttori dichiarano sull’etichetta una pasta fatta con grano 100% italiano. I nomi coinvolti nell’indagine sono importanti: Oltre a Barilla, Voiello e De Cecco troviamo Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro.
Le reazioni delle aziende non si sono fatte attendere. Voiello respinge le accuse al mittente, dichiarando a Il Salvagente di produrre esclusivamente con grano aureo coltivato in Italia. Granoro precisa che la sua linea “Dedicato 100% Puglia” è prodotta solo con frumento locale e annuncia di avere citato GranoSalus per diffamazione. Aidepi, in qualità di associazione di categoria, dal canto suo dichiara che “la pasta italiana è sicura” e che “tutta l’operazione di GranoSalus è diffamatoria e crea disinformazione” perché la presenza – in quantità minime, per altro – di questi contaminanti non può essere considerata un indice della provenienza del grano.
Per quanto riguarda il DON o deossinivalenolo (una micotossina prodotta da alcune specie del genere Fusarium), il livello di contaminazione rilevato in tutti i campioni risulta essere al di sotto dei limiti stabiliti dalla normativa europea (750 ppb) e quindi non c’è alcun motivo per puntare il dito contro la pasta. La presenza di DON viene utilizzata da GranoSalus per accusare i produttori di usare grano duro canadese. La teoria è affascinante ma alquanto bizzarra perché il DON si forma anche nel grano nostrano in stagioni particolarmente umide.
È vero che la tossina è in genere presente in quantità superiori nei grani coltivati a temperature e umidità tipiche del Canada, che esporta grandi quantità in Italia, ma è anche vero che il grano duro di ottima qualità che viene importato deve rispettare i limiti imposti dall’Unione Europea. L’altro aspetto da considerare è che dalle più recenti analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e Emilia Romagna sul grano duro importato non si rilevano segni di positività alle micotossine.
Secondo le analisi di GranoSalus i DON superano i limiti stabiliti dalla legge per l’alimentazione dei bambini in due marchi, Divella e La Molisana. In questo caso, però, l’indagine “dimentica” di specificare che i prodotti per l’alimentazione dei bambini sono una categoria a sè. Fare il riferimento ai limiti imposti dalla norma per la pasta dei bambini al di sotto dei 36 mesi quando si parla di spaghetti e maccheroni per adulti è davvero assurdo.
C’è poi la questione glifosato, che in Canada viene usato per favorire la maturazione del grano duro. Secondo l’inchiesta di GranoSalus non può essere presente nel grano italiano perché “la legislazione europea dal mese di agosto 2016 vieta l’uso di glifosato in pre-raccolta per il grano duro”. L’associazione “dimentica” ancora che, seppure non usato in pre-raccolta, è permesso per altre colture – legumi e pomodori, per esempio – e, ad esempio, la semplice rotazione dei campi può spiegare la presenza di bassi livelli di glifosato nel grano. Inoltre, nelle analisi pubblicate da GranoSalus i livelli di glifosato sono così bassi da essere a volte al di sotto della soglia considerata attendibile (50 µg/kg).
L’ultimo contaminante trovato dalle analisi dell’associazione è il cadmio, un metallo pesante cancerogeno per l’uomo. Ancora una volta, per spiegare la sua presenza – in tracce e sempre al di sotto dei limiti di legge – non è necessario scomodare il grano canadese: il cadmio è un metallo presente in molti fertilizzanti normalmente utilizzati in agricoltura, nonché presente in natura in seguito a eventi come l’erosione e le eruzioni vulcaniche.
Tuttavia, rimangono ancora alcune domande a cui rispondere. Per esempio, dove e con quale metodo sono state realizzate le analisi? E, soprattutto, cos’è GranoSalus? Se per la seconda domanda non c’è una risposta, al di là dello scarno “laboratorio europeo accreditato” citato sul sito dell’associazione, non si sa molto di più di GranoSalus. Secondo quanto riportato sul suo sito web, è un’associazione di produttori di grano duro a difesa dei consumatori, il cui presidente è un agricoltore Saverio De Bonis. Il sito non riporta inoltre riferimenti scontati come l’indirizzo, il numero di telefono e una scheda di presentazione. Ciò nonostante la vicenda è stata ripresa da decine di siti e blogger sempre pronti a rilanciare notizie vere e false, pur di aumentare il numero di click. È preoccupante constatare come qualsiasi notizia confezionata in maniera accattivante e in grado di generare indignazione nel pubblico, possa diffondersi sul web ed essere riportata anche da siti specializzati. Molti dimenticano che il fondamento di una notizia è la verifica delle informazioni e il controllo sull’affidabilità della fonte.
Aggiornamento 02/03/2017
Dopo Voiello e Granoro, anche Coop risponde alle accuse di GranoSalus con un comunicato stampa in cui viene ribadita la sicurezza della pasta a marchio della catena e accusa l’associazione di produrre “un allarme ingiustificato e gratuito”. Entrando nel merito delle analisi, Coop fa sapere che i livelli di contaminanti riscontrati nella sua pasta sono abbondantemente al di sotto dei limiti di legge e al di sotto della soglia imposta dalla propria policy per DON e glifosato (50% inferiore al limite di legge). Inoltre Coop ricorda che, nell’ottica della massima trasparenza, l’origine del grano con cui è prodotta la sua pasta può essere controllata su un apposito portale web e che la sua pasta di Gragnano Fior Fiore è realizzata solo con materie prime italiane. Fonte (Il Fatto Alimentare)